In pillole, la notizia è questa. Telecamere, giornalisti e collaboratori di Primocanale sono stati espulsi dal campo di allenamento della Sampdoria a Bogliasco dopo unintervista di Graziano Cesari a Beppe Dossena, ex giocatore doriano denunciato dal presidente Garrone per la truffa che ha portato Duccio alla presidenza del Doria. Nellintervista, Dossena diceva, con ironia finissima, che i tifosi sampdoriani dovrebbero fargli un monumento perchè senza il suo intervento Garrone non sarebbe mai diventato presidente e non avrebbe mai salvato i blucerchiati.
Ora, è comprensibile che Garrone - scottato personalmente dalla vicenda - sia risentito con Dossena. Dal suo punto di vista, ci sta tutto. Ma allargare il risentimento anche a chi raccoglie, con grande professionalità come Cesari, il punto di vista di Dossena, sembra francamente eccessivo. E, per la grande stima che porto al presidente della Sampdoria, che in questi mesi ha reagito alle critiche con grande signorilità, mi permetto di chiedergli di ripensarci.
Riccardo Garrone è un vero patrimonio per questa città. Il suo lavoro, continuato dai suoi figli Edoardo e Alessandro, ha portato la Erg a risultati straordinari, di cui essere orgogliosi. E poi cè la fondazione Garrone, fortemente voluta da Duccio, di cui è un piacere raccontare le attività benefiche e culturali. Straordinario esempio di come il privato possa fare quello che il pubblico non riesce più a fare.
Poi, certo, cè la Sampdoria. Su cui, spesso, capita di non essere daccordo. Non tanto e non solo sugli investimenti per la campagna acquisti, visto che ognuno fa dei suoi soldi quello che vuole e bisogna dare atto a Garrone di mantenere il club in salute finanziaria. Ma, ad esempio, sulla battaglia per i diritti televisivi, portata avanti in modo secondo noi estremamente sbagliato dal numero uno sampdoriano, che ha messo a rischio un patrimonio di simpatia e credibilità che i blucerchiati si erano guadagnati in tutta Italia ai tempi di Paolo Mantovani. Certe affermazioni troppo dure, certe diffide fuori posto, certe uscite apparse simili a rodomontate, non hanno fatto bene a nessuno. E non hanno nemmeno contribuito ad aiutare la battaglia di Garrone, giusta in via di principio. Dato che Duccio non è Della Valle, nè Zamparini, dispiace vederlo assimilato nellimmaginario collettivo a questi personaggi.
Labbiamo detto prima e lo ripetiamo ora, proprio per la stima che portiamo a Garrone. Così come gli diciamo di ripensarci. Lui è libero di fare entrare chi vuole a casa sua, a Bogliasco.
Ma non credo che Beppe Marotta, quando si riferiva allo «stile Samp», intendesse questo.
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