San Luca sotto assedio: 32 arresti dopo la strage

Maxi-operazione anti ’ndrangheta. In manette i fratelli di due vittime di Duisburg. Scoperto anche un rifugio segreto

nostro inviato a Reggio Calabria

La risposta dello Stato alla mattanza di Duisburg è arrivata alle prime luci dell’alba di ieri, quando un esercito di 500 tra agenti di polizia e carabinieri ha letteralmente accerchiato San Luca, il paese dell’Aspromonte reggino che fa da sfondo alla faida tra le famiglie Nirta-Strangio e Pelle-Vottari.
Alla fine di decine di perquisizioni tra case, cunicoli naturali e artificiali sono scattate le manette per 32 persone, indiziate di associazione mafiosa, omicidi, traffico di armi e, soprattutto, di avere parte attiva nella guerra che ha avuto nella strage di Ferragosto il suo episodio più efferato. L’operazione è frutto di intercettazioni telefoniche, ambientali e pedinamenti. Tra i fermati ci sono Antonio Giorgi, Antonio Pelle e Antonio Vottari, scoperti dai carabinieri dentro un bunker ricavato nel sottoscala di un’abitazione, cinque donne e i fratelli di due delle vittime della strage di Duisburg: Achille Marmo, fratello di Marco, e Giovanni Strangio, fratello di Sebastiano e contitolare del ristorante «Da Bruno». Le manette sono scattate anche per il presunto boss Giovanni Nirta, considerato il boss della omonima cosca.
L’operazione è stata illustrata negli uffici della Procura di Reggio Calabria dal procuratore capo facente funzioni, Franco Scuderi, dal coordinatore della Dda di Reggio, Salvatore Boemi, dai sostituti Nicola Gratteri, Adriana Fimiani e Federico Perrone Capano, dal capo della Squadra mobile della Questura di Reggio Calabria, Renato Cortese, e dal comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Antonio Fiano. Secondo gli inquirenti il maxiblitz di San Luca è servito a impedire nuove recrudescenze nella faida tra le due famiglie che si trascina dal 1991 e ad assicurare alla giustizia i presunti mandanti ed esecutori dell’agguato compiuto il giorno di Natale dello scorso anno a San Luca, quando venne uccisa Maria Strangio, la moglie di Giovanni Nirta.
Dalle indagini è emerso infatti che Marco Marmo, una delle vittime della strage di Duisburg, era andato in Germania per procurarsi un fucile d’assalto, probabilmente un Colt Ar-15 calibro 223 Remington ed un’auto blindata richieste da Antonio Pelle, detto «vancheddu». L’ipotesi è che la famiglia Pelle volesse compiere un vero e proprio assalto in grande stile ai vertici della cosca opposta Strangio-Nirta e colpire Giovanni Luca Nirta. «Ci sono i presupposti – ha detto il sostituto procuratore reggino Franco Scuderi - per giungere alla verità sui tragici fatti di Duisburg». «È stata ricostruita la storia della ’ndrangheta dalle origini ad oggi», ha detto Gratteri.
Nelle 788 pagine che compongono il provvedimento giudiziario è emerso che nel ’93 un organismo interno alla ’ndrangheta denominato «Cosa nuova», creato agli inizi degli anni '90 per mettere fine alla guerra nel Reggino iniziata nel 1985 tra le famiglie De Stefano-Labate e Imerti-Condello, fu chiamato in causa per risolvere la situazione della faida di San Luca.
«Lo Stato c’è e reagisce – ha detto il coordinatore della Direzione distrettuale antimafia, Salvatore Boemi -, lo Stato non può prevenire una strage, ma che sia in grado di intervenire è sotto gli occhi di tutti.

Questo se lo dovrebbero ricordare in tanti». Un messaggio diretto soprattutto al ministro della Giustizia, Clemente Mastella, che aveva promesso di potenziare gli uffici giudiziari della Procura reggina.
felice.manti@ilgiornale

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