Sangue artificiale, c’è la prima trasfusione

Sangue artificiale, c’è la prima trasfusione

È il primo tentativo di trasfusione di sangue artificiale, ed è un esperimento che dà grande speranza. Il sangue, creato in laboratorio e ottenuto da cellule staminali del midollo osseo dello stesso paziente, è stato trasfuso a un volontario. Ed è la prima volta che ciò accade, un passo che potrebbe essere fondamentale per tutte quelle situazioni in cui ci sono pazienti che necessitano di una trasfusione urgente (quella che può segnare la differenza fra la vita e la morte): perché una riserva potenzialmente infinita di sangue artificiale risolverebbe il problema delle donazioni e delle carenze contingenti di sangue. Ora, dopo questo esperimento, sembra che la scienza sia più vicina all’obiettivo.
La trasfusione è stata eseguita con successo da un team di ricercatori dell’Università Pierre e Marie Curie di Parigi, diretto da Luc Douay che ha pubblicato i risultati sulla rivista Blood. Secondo la rivista britannica New Scientist il sangue artificiale - per la precisione i globuli rossi - è stato creato a partire da staminali del midollo osseo di un volontario, moltiplicate in provetta e trasformate in globuli. Questi sono stati poi trasfusi al volontario stesso.
I tentativi di creare il sangue artificiale (sintetico al 100%, cioè fatto di particelle non cellulari, o creato in laboratorio a partire da staminali) sono ormai molti. Gli scienziati dell’Università di Santa Barbara hanno creato cellule che «imitano» i globuli rossi, producendo un sostituto sintetico del sangue umano capace di trasportare ossigeno, farmaci e coloranti per analisi radiografiche. Nel maggio scorso una giovane australiana è stata salvata grazie alla trasfusione di Hboc-201, una sostanza che trasporta l’ossigeno nel sangue in modo simile all’emoglobina ed è basata su una molecola derivata dal sangue bovino. E alla Advanced Cell Technology di Worcester, Massachusetts, sono stati creati globuli rossi a partire da cellule adulte di pelle di volontari prima trasformate in staminali e poi in globuli rossi.
Avere a disposizione sangue artificiale non significa solo ovviare alla cronica penuria di donatori, ma anche avere sangue di gruppo universale (0 negativo) che vada bene per tutti, privo di rischi e facile da conservare, anche nei paesi con carenti strutture sanitarie. L’ultimo passo avanti è quello compiuto dagli scienziati francesi: prima hanno estratto le staminali dal midollo osseo del paziente, poi le hanno espanse in provetta e trasformate in globuli rossi.

I globuli sono stati «taggati» per essere riconoscibili: così i ricercatori hanno visto che i globuli artificiali funzionano come quelli veri, hanno una vita media identica e trasportano bene l’ossigeno. Resta però il problema dell’incapacità di produrre sufficienti quantità di sangue artificiale tali da poter essere usate in clinica.

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