PadovaLa sanità nel Veneto funziona bene, benissimo. I governatori, presenti e passati, non hanno badato a risparmi e si vantano, con giustificato orgoglio, di avere un sistema ospedaliero di primordine. Eppure anche in una macchina oliata come la sanità veneta basta una scintilla di incapacità per trasformare un pronto soccorso in un inferno. Basta che una notte, allospedale di Piove di Sacco, i medici giudichino normali i dolori di una donna al settimo mese di gravidanza e consiglino comunque una visita a Padova negando però lambulanza per il trasferimento. Un paio dore dopo, la felicità della coppia di Campagna Lupia (Venezia) si trasformerà in dramma per la perdita del bimbo al termine di un intervento di urgenza da cui ancora non è possibile sapere se la povera donna uscirà viva.
È successo una decina di giorni fa, ma la notizia è rimbalzata solo dopo che la procura di Padova, ascoltata la drammatica esposizione dei fatti da parte del marito della donna, ha aperto uninchiesta per omicidio colposo. La donna, 27 anni, dopo una giornata caratterizzata da dolori sempre più forti, aveva deciso col marito di andare in ospedale. Così, verso mezzanotte, la coppia si è rivolta al pronto soccorso di Piove di Sacco. I medici che lhanno visitata non hanno riscontrato alcuna anomalia tale da richiedere un ricovero durgenza. Ma lei ha male e il marito chiede il trasferimento a Padova in ambulanza. Niente da fare, i soliti ostacoli burocratici, che si arrangiasse con lauto propria.
La donna soffre e non cè altra scelta. Lui si mette al volante, col cuore che batte a mille per la paura, per la preoccupazione. È il loro primo figlio quello che la moglie porta in grembo. In piena notte, dopo aver sbagliato strada più volte anche perché le indicazioni che portano alla divisione ostetrica del nosocomio di Padova non sono poi così chiare, la coppia arriva finalmente a destinazione. E qui bastano pochi minuti per indurre il dottor Roberto Laganara a preparare la sala operatoria per farla partorire col taglio cesareo: lecografia evidenzia infatti un marcato distacco della placenta e non cè un minuto da perdere. Anzi, purtroppo si sono già perse ore, ma questo il medico non lo sa. Lotta contro il tempo, il neonato nasce affetto da bradicardia, il cuore segna 50 battiti al minuto contro i normali 140. Ogni tentativo di rianimazione è inutile. Il piccolo muore.
Sono momenti concitati, perché anche le condizioni della madre preoccupano. Lemorragia non si ferma e i medici la bloccano solo dopo averle tolto lutero. Poi la trasferiscono in rianimazione, in coma farmacologico.
Il racconto del marito, disperato, è stato raccolto dal pm Sergio Dini, che ha subito disposto il sequestro delle cartelle cliniche e una perizia tecnica. Fatti del genere in Veneto non sono abituati a registrarli. Qui la sanità funziona, e non è una battuta di circostanza. Per questo lassessore regionale Luca Coletto si è subito messo in moto per fare chiarezza sullaccaduto. Insieme a lui si è mosso anche il ministro, Ferruccio Fazio, che ha inviato gli ispettori. «Il nostro obiettivo - ha spiegato Coletto - è capire cosa non ha funzionato e quali sono le eventuali responsabilità. La famiglia ha diritto di avere, e avrà, risposte trasparenti e dirette».
«Seguirò con la massima attenzione il lavoro della magistratura - ha aggiunto il governatore Luca Zaia -. Qualora emergessero negligenze, leggerezze, omissioni o peggio saremo inflessibili nel colpire duramente i responsabili della morte di un neonato e dei danni irreversibili subiti dalla madre».
Che non siano giorni felici per la sanità padovana lo si è capito della denuncia che i genitori di un bimbo di 5 mesi hanno presentato ai carabinieri: al distretto sanitario di Limena ci sarebbe stato uno scambio di vaccini e al piccolo, anziché quello contro la difterite, avrebbero fatto quello contro il papilloma virus destinato alla sorellina di 11 anni. Eccezioni che confermano la regola, sperano in Veneto. Ma vallo a spiegare alle vittime di questi drammi.
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