Sanità pubblica o privata? L’importante è che funzioni

SUPERATA «La distinzione tra strutture statali e convenzionate è obsoleta, pensiamo ai risultati»

Sanità pubblica o privata? L’importante è che funzioni

(...) Abbiamo risposto positivamente alle richieste provenienti da tutti i settori dell’economia lombarda mantenendo l’impegno di non accrescere l’imposizione fiscale ed operando per accelerare i tempi di pagamento ai fornitori di beni e servizi. Tutto questo ci è stato riconosciuto dalla Corte dei Conti che ha sottolineato come «Regione Lombardia non sia dovuta ricorrere ad anticipazioni di Tesoreria, riuscendo a far fronte ai pagamenti con le risorse disponibili, evitando di pagare interessi e risparmiando risorse che ha potuto destinare ad altri impieghi».
Le osservazioni più interessanti arrivano comunque in ambito sanitario, per cui la Corte sottolinea che «il sistema ha tratto giovamento dall’attivazione del Fondo sociosanitario presso Finlombarda che provvede al pagamento dei fornitori», con una riduzione dei tempi; in più «si conferma la tendenza alla riduzione dei tempi d’attesa» sia per le prestazioni ambulatoriali sia per gi interventi chirurgici.
A oltre dieci anni dall’introduzione della riforma sanitaria in Lombardia sono i cittadini i primi testimonial di quanto la distinzione tra pubblico e privato sia il retaggio di una concezione ormai superata della cura e dell’assistenza. Per chi è malato non c’è - nella realtà dei fatti - alcuna differenza legata alla natura istituzionale delle strutture, pubblica o privata accreditate che siano, ma ciò che conta è poter fare affidamento su una risposta omogenea e un accesso diffuso alle opportunità offerte dal progredire della medicina.
Questo è il faro dell’azione di Regione Lombardia: presentare un mix di strutture e professionalità mediche che coprano tutte le prestazioni, all’interno di un sistema controllato, in cui le cure siano di qualità e appropriate. Se poi guardiamo i numeri - come la Corte ha fatto - vediamo che i pazienti che provengono da altre regioni vengono accolti per il 55 per cento in strutture pubbliche, dentro un sistema che vede oggi la Lombardia al sesto posto per la presenza del privato in sanità: siamo infatti intorno alla soglia del 30 per cento a fronte di un 70 per cento di strutture di natura pubblica. Una distinzione obsoleta: chi la utilizza in maniera strumentale dovrebbe allora ricordare che altre 5 regioni italiane ospitano una percentuale più alta di privato accreditato.
Alla luce di questo tre impegni concreti per i prossimi mesi: integrare sempre di più la cura con la ricerca, il pubblico con il privato, l’università con il territorio. Vogliamo esempi in questo senso come la Città della Salute e il Cerba. Il secondo obiettivo è quello di potenziare l’offerta delle prestazioni sul territorio e, in particolare, quelle necessarie per i pazienti cronici.

Terzo obiettivo è il potenziamento dei posti letto nelle RSA nell’area di Milano e Monza, in coerenza con l’obiettivo di assicurare 7 posti letto accreditati ogni 100 abitanti ultra settantacinquenni. Peraltro già oggi la Lombardia ha 54mila e 584 posti accreditati, pari a oltre la metà del totale nazionale.
*presidente Regione Lombardia

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