Sanità in rosso, ora la Liguria rischia tasse anche dal governo

Il Tesoro minaccia una stangata senza precedenti Burlando: «Non ci resta che sperare» Cgil: «Non avete fatto nulla» Centrodestra infuriato

(...) centrodestra scatenato, infuriata persino la Cgil e per capire perché bisogna fare un passo indietro di un anno. Era il maggio 2005 quando, appena insediatasi, la giunta Burlando sentenziò: «Sandro Biasotti ci ha lasciato un disavanzo di 200 milioni». Ed era l’ottobre quando varò la triplice manovra per coprirlo: 80 milioni dall’aumento delle tasse, 65 dalla vendita degli immobili, 56 di risparmi. Fino a ieri. Quando Burlando ha spiegato che, ecco, quelli erano solo «conti estivi». E infatti non hanno risanato granché. Non solo perché dalla dismissione del patrimonio non sono arrivati che 21 milioni e al posto del risparmio c’è stato un aumento dei costi di 75. Ma anche perché «il disavanzo 2004 era in realtà di 317 milioni, e quello 2005 è di 244» avverte Burlando. Fanno 561 milioni da coprire e la colpa, anche dopo un anno, è del grande scialacquatore, Biasotti, che ieri si autocandidava a fare il commissario per la Sanità: «Così Burlando capirà come ho fatto a governare 5 anni senza aumentare le tasse».
«Il buco del 2004 me lo ha lasciato Biasotti - ha attaccato Burlando -. Il disavanzo è strutturale, ma lui non ha varato manovre correttive né ha messo a bilancio gli accantonamenti per gli oneri contrattuali. Ha differito il problema mettendo la testa sotto la sabbia». La replica non si è fatta attendere: «Invece di cercare di scongiurare una manovra fiscale senza precedenti e ammettere che in un anno non hanno fatto nulla, scaricano su di noi le responsabilità» s’è inalberato Luigi Morgillo, il capogruppo di Forza Italia, mentre la Lega Nord chiedeva le «dimissioni immediate» degli assessori Montaldo alla Sanità e Pittaluga al Bilancio e tutta la CdL vuole per lunedì un consiglio regionale ad hoc. Più dell’opposizione ha potuto la ferocia della Cgil: «Che la situazione fosse grave era noto. Sono problemi che vengono da lontano, ma questa giunta sino a oggi non li ha affrontati in modo sufficientemente efficace» ha ringhiato la segretaria ligure, Anna Giacobbe.
Il 7 giugno la Regione cercherà di convincere il Tesoro che non servono tasse, perché c’è un piano B. A Roma è già arrivato, il 31 maggio in corner sul termine ultimo. Dice che dalla Finanziaria 2005 alla Liguria sono arrivati 54 milioni, da quella 2006 altri 119 e che la Regione stanzierà un avanzo di 19: 192 milioni che portano il disavanzo a 369. E qui iniziano le speranze: che il governo conceda 103 milioni di arretrati Irccs e si fidi della manovra ligure da circa 200 milioni, là dove le tasse 2006 restano anche per il 2007.
Fiduciosi però, gli amministratori non lo sono poi molto. Non fosse altro che il debito dello Stato sugli Irccs si trascina da anni, anche perché su 103 milioni che spettano alla Liguria ce ne solo solo 380 per tutta l’Italia. E che nel frattempo i costi continuano a lievitare. Dicono che molto dipenderà dal peso politico di Burlando con il premier Romano Prodi. Lui avverte che «senza la nostra manovra fiscale oggi l’aumento indiscriminato delle tasse sarebbe certo senza margini di trattativa».

E che è anche colpa della polpetta avvelenata lasciata da Berlusconi: «La norma che impone tasse alle Regioni inadempienti l’ha messa lui subito prima di andarsene». È chiaro che lo ha fatto apposta, a perdere le elezioni.

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