Cronaca locale

Sanità, il San Matteo dà battaglia alla morte cardiaca

L'ospedale gioca d'anticipo sulle malattie genetiche al cuore e cerca di ridurre sia le morti sia i trapianti monitorando le famiglie di chi viene colpito

Obiettivo: combattere la morte cardiaca e limitare i trapianti giocando d'anticipo sulla malattia cardiaca. È quanto contenuto nel progetto europeo INHeritance messo a punto e diretto dal Policlinico San Matteo. Si tratta di trasferire alla popolazione dei pazienti europei con cardiomiopatia dilatativa ereditaria tutte le conoscenze ottenute nell'ultimo decennio per diagnosticare e curare malattie di origine genetica che fermano il cuore ed espongono al rischio di morte improvvisa. «I dati internazionali parlano chiaro: una persona su 2500 è affetta da questo tipo di patologia e non lo sa. E non si tratta di anziani ma di adolescenti, giovani e adulti che possono trasmettere inconsapevolmente la malattia al 50% dei figli».
Lo afferma la professoressa Eloisa Arbustini che dirige il centro di malattie genetiche cardiovascolari del Policlinico San Matteo di Pavia. «Molte famiglie non sono a conoscenza che la cardiomiopatia dilatativa ha origini genetiche e quindi non sanno di essere a rischio di scompenso e morte improvvisa. Non è un caso che in alcuni nuclei familiari padre e figlio o madre e figlio o fratelli abbiano dovuto subire un trapianto o siano deceduti improvvisamente». Come fare? «Possiamo proteggere e limitare danni e morte analizzando più geni possibili prendendo in carico la famiglia e non solo il singolo paziente - spiega la ricercatrice del San Matteo». Le cause genetiche, infatti, sono numerose e diverse per ogni famiglia anche se i sintomi possono rivelarsi simili.
«Il San Matteo è capofila e coordinatore di un progetto europeo da noi elaborato che include altre sette Stati- afferma la professoressa Arbustini- e nei prossimi tre anni i partecipanti al progetto studieranno 5000 famiglie che risiedono in Italia, Francia, Germania e Spagna, Inghilterra, Olanda e Danimarca per indagare le basi genetiche, le differenze cliniche, i diversi rischi di morte, di trapianto e soprattutto per mettere a punto nuove terapie».

Presso il centro delle malattie genetiche cardiovascolari del San Matteo sono già state seguite e monitorate oltre 2000 famiglie.

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