Sansonetti: basta tattiche Facciamolo cadere subito

da Roma

È stato il primo, Piero Sansonetti, a rompere il tabù. Dalle colonne di Liberazione, il giornale del Prc che dirige, ha lanciato la provocatoria domanda: ma che ci stiamo a fare al governo? Allora fu polemica, oggi quel quesito trova l’autorevole avallo del presidente della Camera.
Sansonetti, pensa anche lei come Bertinotti che Prodi sia «il più grande premier morente»?
«Fantastica, eh? Diciamo che tra tutti i premier attualmente morenti è certamente uno dei più grandi... ».
Di certo, l’intervista di Bertinotti a «Repubblica» suona come una campana a morte per la coalizione di governo.
«Se non leggo male, sì. Bertinotti seppellisce la strategia stessa dell’Unione. Rifondazione aveva aderito ed era andata al governo non per una scelta tecnica, ossia evitare la vittoria di Berlusconi. Ma per una scelta di prospettiva: riteneva che si potesse raggiungere una sintesi tra centro e sinistra e governare su contenuti di sinistra. Ora prende atto che non è accaduto. E che questo non è un governo riformatore. Secondo me non è neppure di centrosinistra, subalterno com’è a Confindustria e alla Fiat. D’altronde lo era stato anche il primo governo Prodi».
E questo che significa?
«Che quella prospettiva è morta e ora ognuno si riprende la sua autonomia. Poi si vedrà chi va al governo e chi all’opposizione. C’è solo una cosa che non condivido, in quell’intervista».
Quale?
«L’idea che per tatticismo si debba restare ancora un po’ in questa maggioranza. Secondo me sarebbe meglio chiudere ora questa esperienza di governo morente».
In molti (soprattutto ministri) accusano il presidente della Camera di ripetere lo strappo del ’98. È così?
«Ma non si accorgono che sta cambiando tutto? Ci sono contatti di tutti con tutti. Gli schieramenti sono tutti scompaginati. C’è un asse Veltroni-Berlusconi. I due principali partiti di oggi, Pd e Pdl, due anni fa non esistevano. I ds non esistono più. C’è un terremoto in corso, altro che ’98».
E intanto Bertinotti sdogana Berlusconi, con lui si deve dialogare...
«Certo, sulla legge elettorale si deve discutere con tutti e se l’accordo tra Berlusconi e Veltroni sarà buono, buon per tutti. Anche se dietro il “Veltrusconi” vedo un grande rischio, l’idea di una futura grande coalizione centrista, benedetta da Confindustria».
Il suo partito le dà ragione e indice un referendum per capire se restare al governo o no.
«Ogni tanto mi capita che mi si dia ragione, dopo un po’. Io credo che il governo debba cadere subito, perché in politica si parla con i gesti e se si vuol dare un segnale forte al Paese far cadere Prodi è l’unico. Ma so che il partito è molto più prudente, e pensa di farlo durare ancora qualche mese.

Poi, fatta l’intesa sulla legge elettorale, ci penseranno altri a staccare la spina».
Intesa che Prodi cerca di frenare in tutti i modi.
«Logico: non si può chiedere al capo di un governo in agonia di accelerare la propria morte».

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