Controcultura

"Santa Caterina era una non-conformista del più alto rango"

segni e i miracoli che nel XIV secolo facevano crescere la fede avranno generalmente l'effetto opposto nel XX, e questa biografia di Santa Caterina

"Santa Caterina era una non-conformista del più alto rango"

I segni e i miracoli che nel XIV secolo facevano crescere la fede avranno generalmente l'effetto opposto nel XX, e questa biografia di Santa Caterina, scritta dal suo confessore il beato Raimondo da Capua, può ben produrre nel lettore un'autentica repulsione per la protagonista. Per molti dei miracoli qui descritti si può trovare una causa naturale, altri possono essere attribuiti ora all'immaginazione, ora alla credulità dell'autore, ma una volta fatta una potatura di questi aspetti, di fronte al lettore rimane il nocciolo duro della santità di Caterina. Caterina era una non-conformista del più alto rango e aveva tutta l'ostinazione che le serviva per vivere la vita come voleva. Raimondo documenta la costernazione provata dai suoi familiari quando capirono di avere una visionaria in casa, una figlia che si flagellava tre volte al giorno fino a sanguinare, non mangiava altro che erbe e cadeva nel fuoco durante le estasi (senza mai ustionarsi). Ma tutte le azioni della santa erano conformi a una Realtà di cui l'uomo comune è inconsapevole. Se il lettore riesce per un momento a comprendere la forza e la potenza della visione di Caterina, anche i flagelli e le altre punizioni autoinflitte diventano comprensibili. D'altra parte, è solo a partire da queste penitenze che quella visione può essere intravista e creduta. Insomma, questo non è un libro scritto per dare la fede, ma un libro che solo la fede può rendere comprensibile.

Le distorsioni di cui Mauriac si è spesso occupato nella sua opera sono le distorsioni tipiche di quello che Mounier definirebbe il mondo dell'«alta borghesia moralistica». Questo romanzo si occupa della difficoltà ad accettare, o anche solo a riconoscere, la grazia in coloro nei quali la vita è stata spenta da quel tipo di morale e di devozionismo non fondati su autentica carità. La protagonista è una donna di mezza età la cui vita è momentaneamente stravolta dall'attrazione per un giovanotto degenerato, che per breve tempo manda in pezzi gli schemi e l'autocompiacimento in cui lei era stata murata viva. Per quando il romanzo sarà arrivato alla fine, tuttavia, ella avrà quasi del tutto dimenticato l'intensa esperienza e tornerà ad essere «uno di quei pesi morti che vengono trascinati dalla corrente della vita».

Esponenti della corrente critica cattolica del «e liberaci dal noir, amen» hanno già scritto che questo romanzo commette l'imperdonabile peccato di essere «deprimente». Mette in scena la vicenda di una giovane ragazza, incapace di fare del male e sprovvista di difese spirituali, che nutre una passione per un uomo che non solo non può ricambiare il suo amore, ma è anche malvagio dalla testa ai piedi. La narrazione descrive la graduale presa di coscienza del male da parte della protagonista finché questa non si uccide. Per tutto il tempo le girano intorno personaggi dei quali i migliori sono del tutto impotenti ad aiutarla e i peggiori si ingegnano per esasperarla. La scrittura di Green ha grande eleganza e tatto ed è unita a una coscienza morale che può essere solo il frutto di una lunga contemplazione della natura della carità. Mette in scena una di quelle situazioni in cui il mistero del male si mostra nel suo volto più duro, senza che l'autore offra soluzioni di fronte a Dio né le scappatoie della fede per chi non crede.

L'opera è del tutto priva di devozionismo ed è da ogni punto di vista un prodotto della migliore immaginazione cattolica.

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