Milano - Quando l’eco distorto della sua chitarra fece vibrare mezzo milione di cuori a Woodstock, molti dei suoi fan di oggi non erano neppure nati. Quasi mezzo secolo cavalcando la tigre del rock con la chitarra comebandiera di un nuovo stile fatto di blues e latinità, di negritudine indotta, hard rock e cantabilità. Carlos Santana non molla e dalla rabbia di antichi inni come Soul Sacrifice ai birignao danzerecci di Maria Maria e Corazon Espinado rilancia il grido di guerra di una musica etnica d’antan che si rinnova continuamente. Cos’altro scrivere di lui che non sia già stato detto e ridetto; cos’altro ascoltare? Per esempio i due dvd in uscita in questi giorni, registrati entrambi a Montreux. Il primo, Wayne Shorter & Carlos Santana, figlio di una strepitosa session del 1988 col grande sassofonista che fu con Miles Davis e poi fondatore dei Weather Report. Il secondo (sempre a Montreuxmanel 2004)è il grande rito pacifista Hymns For Peace insieme ad artisti come Chick Corea, Herbie Hancock, Ravi Coltrane, John McLaughlin e molti altri. Pare che a mister Santana piaccia celebrarsi. «Mi piace il concerto, la musica dal vivo e i nuovi incontri. Per questo sto preparando per l’autunno un doppio cd in cui ci saranno molte sorprese. Hogià registrato un duetto con Tina Turner e probabilmente ce ne saranno altri con Shakira, Angélique Kidjo e Manu Chao. Poi sto lavorando a un altro progetto con Wayne Shorter, Ravi Coltrane, John McLaughlin: ho partecipato al nuovo cd della Kidjo e a quello di mio figlio Salvador, ma non voglio anticipare altro».
Ma chi glielo fa fare di essere
così iperattivo?
«La musica mi aiuta - e io
spero che attraverso di me
aiuti gli altri - a entrare in
una nuova dimensione. La
condanna dell’uomo è la paura
e la solitudine, e io credo
che le canzoni siano una
specie di comunione, un modo
di condividere le emozioni
e di scacciare l’incubo dello
stare soli. Ci aiutano ad
avvicinarci a Dio, o all’essere
supremo comunque lo si
voglia chiamare; ci portano
ad avvicinarci alla perfezione
».
Oltre che mitico chitarrista ormai lei è un noto predicatore. «Negli anni Settanta il guru Sri Chinmoy mi ha cambiato la vita. Per molti è stata una moda, ma per gente come George Harrison e me è stata la rivelazione. Ho capito che la mia chitarra era uno strumento divino e ho cominciato a lottare per la pace e la fratellanza».
Ma a Woodstock, prima
della conversione, la sua
musica era molto più rock
blues.
«Ai tempi di Woodstock
c’era l’entusiasmo giovanile,
la sicurezza di proporre
uno stile veramente nuovo
e rivoluzionario. Poi pian
piano sono cambiato e il
mio motto è: quando arrivi
alla giusta percezione del divino
cammini e suoni con
gli angeli. Però il mio sound
non è cambiato, è sempre
duro, ma io lo chiamo brillante
e costruttivo, senza negatività
».
Non sara un po’ fanatico?
«Credo nella spiritualità
che è vita, non nella religione
che oggi vuol dire Coca
Cola o Ford. Ho superato la
droga, la disperazione e ora
sono felice. Con la fondazione
Milagro e con concerti benefici
aiuto la gente con i fatti,
non con gli slogan come
hanno fatto in molti negli anni
Sessanta. John Lennon
con Imagine ha fatto per la
pace più di molti altri. Sa cosa
mi aiuta? Il blues. Quando
sei triste, se vivi un momento
di buio dell’anima, il
blues ti lancia un salvagente
e ti aiuta a tornare a casa
come il figliol prodigo».
Cosa ricorda dei suoi esordi?
«Ricordo quando decisi di
fare il musicista. Ero un
bimbo e guardavo mio padre
suonare il violino; vedevo
i suoi occhi mentre suonava
motivi folk e vedevo gli
occhi di chi lo ascoltava.
Un’emozione che non dimenticherò
mai: imbracciai
il violino e poi la chitarra».
Oggi cosa le piace?
«Derek Trucks, un grande
chitarrista che suona il rock
blues come Roland Kirk suonava
il jazz e che ormai è
una star.
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