«Santità l’aspettiamo, venga a visitare la Terrasanta»

da Città del Vaticano

Potrebbe realizzarsi già il prossimo anno il viaggio di Benedetto XVI in Israele, un desiderio che il Papa aveva manifestato fin dai primi tempi del suo pontificato. Il presidente Moshe Katsav, che ieri è stato ricevuto in udienza dal Pontefice, ha rivolto a Ratzinger l’invito a visitare il suo Paese, invito che il santo Padre avrebbe subito accettato.
Il Pontefice del resto aveva già manifestato la propria volontà di visitare la Terra Santa e aveva ricevuto già diversi inviti in questo senso, non ultimo quello del governo Sharon. Ma una richiesta in questo senso era arrivata subito dopo anche dal presidente palestinese Abu Mazen, invito al quale non si erano sottratti anche i due rabbini capo di Israele cosa che aveva fatto anche il sindaco cattolico palestinese di Betlemme. Unico problema: la prossima scadenza elettorale tra febbraio e marzo, periodo entro il quale dovrebbero svolgersi le elezioni politiche anticipate seguite alla crisi del governo Sharon e all’elezione alla guida del partito laburista del nuovo leader Amir Peretz. È probabile quindi che un’eventuale visita di Benedetto XVI dovrà tenere conto dei nuovi assetti politici e istituzionali che usciranno dal voto. Ma il primo passo è fatto. E ieri al termine dell’incontro privato durato 25 minuti nella biblioteca del Pontefice, il presidente israeliano ha regalato a Benedetto XVI alcune foto incorniciate dei mosaici rinvenuti solo pochi giorni fa in quella che potrebbe essere la più antica chiesa in Terra Santa, scoperta negli scavi nel carcere di Megiddo. Il Papa ha invece donato a Katsav una copia firmata della dichiarazione Nostra Aetate, del 1965, considerata un documento rivoluzionario nei rapporti tra la Chiesa cattolica e le altre confessioni religiose, a cominciare da quella ebraica. «Ma abbiamo parlato anche di terrorismo. Ci siamo trovati d’accordo sul fatto che usare il nome di Dio per compiere atti di terrorismo, come purtroppo viene fatto, è contro i principi della religione islamica» ha detto Katsav.
Ma c’è un problema. Secondo le assicurazioni di Moshe Katsav Israele sta mettendo in atto tutti gli sforzi possibili per «accelerare i tempi» e «rispondere positivamente alle richieste della Chiesa» in merito alla questione, ancora aperta, sullo statuto fiscale delle proprietà della Santa Sede in Israele.

Katsav ha detto che da parte israeliana c’è la «buona volontà di portare avanti le trattative e di concluderle al più presto». Questo è l’intento - ha aggiunto Katsav - delle équipe vaticana e israeliana che stanno lavorando a questo dossier che «va avanti da molto tempo».

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