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Santoro al Giornale: "Non fonderò un partito Resterò in televisione"

Il Giornale smaschera il progetto di Santoro: diventare il leader della sinistra. Lui smentisce ma nel suo delirio di onnipotenza si imbroglia: "Se la democrazia fosse in pericolo, farei un passo avanti"

Santoro al Giornale: 
"Non fonderò un partito  
Resterò in televisione"

Bologna - "Chi dalla serata di venerdì a Bologna si aspetta la proclamazione di un nuovo parito rimarrà deluso". Michele Santoro smentisce tutto: non formerà un nuovo partito né si metterà alla guida della sinistra. Presentando in conferenza stampa sotto le Due Torri la serata dal titolo Signori, entra il lavoro. Tutti in piedi! che si terrà a Villa Angeletti a Bologna nell’ambito della festa nazionale per i 110 anni della Fiom, il conduttore di Annozero replica all'articolo di Salvatore Tramontano (leggi qui) in cui si spiegava che l'abizione di Santoro fosse quella di diventare il vero leader della sinistra italiana.

La replica di Santoro al Giornale Secondo Tramontano, infatti, Santoro si è convinto che Annozero sia la vera opposizione al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e, ora, la sua fissazione è Palazzo Chigi. La squadra? Marco Travaglio al ministero della Giustizia, il vignettista Vauro al dicastero dei Beni culturali e un po' di veline come intellettuali. Nel suo articolo Tramontano spiega che Santoro crede ormai di poter essere l'unico personaggio capace di contrapporsi al Cavaliere: "Il pensiero ora è come trasformare gli spettatori del suo programma in elettori". Immediata la replica del conduttore che settimana scorsa ha divorziato dalla Rai per andare a La7 ma che ieri si è candidato alla direzione generale di viale Mazzini. "Chi sostiene, come alcuni giornali, che sto fondando un partito lo fa solo per screditarmi come giornalista - spiega Santoro - non sto fondando nessun partito e non vedo perchè dovrei fare il politico. Io sto solo cercando di fare il mio mestiere".

Le contraddizioni di Santoro Per Santoro, "se ci fosse un pericolo grave per la democrazia e qualcuno mi chiedesse di dare una mano, sarebbe un mio diritto farlo ed io non rinuncio ad esercitare i miei diritti politici". Il giornalista trova, infatti "stucchevole" che invece "di parlare di idee e progetti si parli sempre di persone. Poi di partiti ne vedo già anche troppi". A chi gli domanda inoltre se intenda votare alle primarie del centrosinistra, Santoro risponde: "Non vado a votare alle primarie, il problema è già risolto". Il conduttore di Annozero crede "sia giusto che noi giornalisti non ci facciamo coinvolgere da questi meccanismi" e precisa che a suo avviso votare alla primarie per i cronisti "è sbagliato". Quanto invece alla sua esperienza all’Europarlamento, ricorda "sono andato via da lì dopo pochi mesi perchè non mi hanno ascoltato". "Ero andato lì perchè c’era stato l'editto bulgaro, - conclude Santoro - lo feci come prolungamento del mio mestiere per portare in politica la battaglia sulla libertà e il diritto di informazione e per farmi ascoltare dai partiti della sinistra, ma trovai attorno a me un mondo insensibile al tema".

La partita con La7 "Quando andrò penserò a che programma fare, ma La 7 ha detto per bocca del suo amministratore delegato (Giovanni Stella, ndr) che Annozero è un programma che potrebbe andare benissimo - spiega Santoro - abbiamo già delle buone basi di partenza per introdurre qualche cambiamento utile". «"Uno dei motivi principali del mio conflitto con la Rai era il fatto che io ero fermo, congelato, in una posizione giudiziaria che non sarebbe mutata con una mia vittoria in Cassazione - prosegue il giornalista - non sono mai stato legittimato come un dipendente normale della Rai, io ero in onda perché lo avevano deciso i giudici e sarebbe sempre stato così". "Questo è il motivo per cui li ho posti di fronte alla necessità di sciegliere e loro hanno scelto, il direttore generale e il presidente della Rai, checchè ne dica, perchè alle volte ha delle amnesie - rimarca Santoro - e di conseguenza ho scelto di andarmene".

"A La7 avrei - conclude Santoro - questa possibilità di fare un programma con un percorso creativo libero, di cambiare formula, di rivedere certe cose".

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