Le bionde hanno fatto il loro tempo. Michele il metronomo della sinistra cambia musica. Addio alle Noemi e alle DAddario, avanti con le facce, meglio se dal profilo lombrosiano, dei leghisti della provincia profonda. Altro che papi e il lettone di Putin, ora Michele il metronomo megafona a destra e sinistra le ire del sindaco di Adro, il suo «vergognati» dallaccento bresciano e, inevitabile contrappunto, lo sgomento e la disperazione delle mamme extracomunitarie. Laltra sera Annozero ha scollinato. Si chiude unepoca, ne comincia, presumibilmente, unaltra. La linea giudiziaria, quella che passava per gli Spatuzza e i Mills e gli scandali baresi e le feste scintillanti di Villa Certosa va in archivio. Magari tornerà, ma la programmazione, come in un buon cinema, cambia. Michele il metronomo si butta nel piatto mezzo sbrecciato della politica, mette le dita nella lite furibonda fra gli ex alleati del Pdl, catapulta il suo inviato nellavamposto dei cattivi e puri, in quella minuscola Adro che nellimmaginario salottiero di certa gauche è diventata la capitale del male. La Gotham City del Bresciano, dove il sindaco «orco» voleva affamare i bambini i cui genitori non avevano pagato la retta della mensa scolastica. Una storia dickensiana. E solo lintervento di un imprenditore, ovviamente illuminato (sia detto senza ironia), ha salvato gli scolari da una pubblica umiliazione.
La premiata coppia Michele Santoro-Sandro Ruotolo, premiata anche laltra sera da ascolti vertiginosi, porta il sindaco Oscar Danilo Lancini al parapiglia e comincia la penetrazione nella ruvida Padania, la terra che ha bandito la pietà. «In tanti anni di trasmissioni insieme un clima così non lo avevo mai visto», sintetizza sobriamente Ruotolo. Sembra un fumetto, è la realtà che Annozero inquadra nel mirino del suo cannocchiale. Stop a balletti e festini, ora tocca agli sceriffi con il fischetto e la paletta.
La scelta dei tempi è azzeccata. Il metronomo non perde un colpo. Più o meno falliti, più o meno arrivati al capolinea gli attacchi in gonnella o dietro il paravento dei pentiti, ecco entrare in scena i presunti eccessi del leghismo pedemontano, pronto a tutto nella sua trincea antibarbari. Al simpatico quadretto, in stile farmer del West, manca solo il Winchester, ma, tranquilli, arriverà. Lo schema, comunque, è chiaro. Tira la fune del centrodestra Gianfranco Fini, tira dallaltro capo leghista Annozero. Tira di qua, tira di là, non ci vuole molto ad immaginare lobiettivo che la sinistra istituzionale, quella che siede in Parlamento, sogna come fantascienza. Presto molti, se non lhanno già fatto, seguiranno. Intanto, lo svelto Santoro sposta il cursore in quella di Cittadella, provincia di Padova, e mostra un altro personaggio del suo caravanserraglio, il sindaco Massimo Bitonci. Se il borgomastro di Adro voleva togliere la pastasciutta ai grembiulini, il suo collega di Cittadella, che ha pure laggravante di essere deputato della Lega, ha scritto una non proprio diplomatica letterina a un algerino invitandolo ad andarsene. Con parole non proprio politically correct: «Siamo stufi di gente che continua a vivere nel nostro Paese usufruendo di tutti i servizi sanitari e sociali propri di uno Stato civile e libero, infischiandosene bellamente del rispetto delle leggi in vigore».
La troupe di Michele ha girato per il Paese, ha documentato le presunte discriminazioni, ha raccontato lasprezza del profondo Nord a trazione bossiana, Santoro mette in pagina e inscatola il sindaco nel suo presunto razzismo. Basta dare unocchiata ai siti, intasati di commenti scatenati ed esultanti, per capire che la trasmissione ha colto nel segno. Lancini va alla gogna, Bitonci un po meno, lItalia colorata di verde ha nel Dna quella in camicia nera, Santoro fruga negli anfratti, guarda sotto il tappeto e si attarda sulle pulsioni più egoistiche dei ricchi leghisti.
Il tiro alla fune va avanti.
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