Ugo Cappellacci, subito dopo l’investitura Berlusconi ha sentenziato che lei sarà «il Gianni Chiodi sardo». È pronto alla sfida con Soru per la presidenza della Regione?
«Sento una grande responsabilità sulle spalle, soprattutto per la situazione in cui si trova la mia terra: 190mila disoccupati, 300mila vicini alla soglia della povertà, popolazione indebitata tanto che su uno stipendio medio di 1500 euro, 700 se ne vanno per pagare le rate dei mutui...».
Scenario allarmante. Ma Soru è un osso duro...
«L’analisi sugli ultimi cinque anni non l’abbiamo fatta noi ma esperti ed economisti. La sinistra non ha mantenuto gli impegni e non può pretendere di essere riconfermata».
Soru la attacca dicendo che lei si presenta come nuovo, ma non lo è. E che non conosce la Sardegna...
«Sono sardo al 200 per 100: genitori e nonni sardissimi. Conosco bene i problemi della mia terra a differenza di chi ha governato chiuso nel grigiore solitario delle stanze del palazzo. Mentre io riporterò al centro la famiglia, le imprese e il territorio, con i sindaci in prima linea».
Soru sembra snobbarla dicendo che «in Sardegna ci sarà uno scontro Soru-Berlusconi»...
«Se conterò lo diranno gli elettori e i fatti della mia azione di governo. Non ho alcun timore a raccordarmi con un governo che è e sarà amico della Sardegna. Se necessario chiederò interventi da Roma perché i miei disoccupati e i padri di famiglia in grave difficoltà possano vivere con dignità. Non mi vergognerò di chiedere aiuto al governo perché non sto chiedendo assistenza ma soltanto condizioni di pari dignità per i sardi».
La sinistra insinua che lei cura l’aspetto fiscale delle ville sarde di Berlusconi...
«Non curo alcun aspetto fiscale delle ville di Berlusconi. Sono solo figlio d’arte di un commercialista e ho lavorato per il gruppo Fininvest ma anche per il gruppo De Benedetti oggi, come noto, molto vicino a Soru».
Il modello Soru: dove ha fallito?
«Con la scusa di farsi paladino di principi di sardità ha di fatto imposto un sistema di governo centrato sul pensiero unico, sulla sua personale mono-cultura, sulla sua incommensurabile magnificenza di monarca illuminato. Deve vedere e controllare tutto lui, gli altri non contano nulla. Un modo dispotico di governare, inqualificabile per una moderna democrazia. Eppoi non sorride mai e non guarda negli occhi quando parla».
Piano paesaggistico regionale, ossia i vincoli allo sviluppo edilizio delle coste che è costato caro al governatore uscente... Le piace?
«Cinque anni fa Soru ha raccontato una bella storia fatta di principi sacrosanti legati alla struggente bellezza della nostra isola. Ci batteremo più di lui perché tutto questo sia salvaguardato ma noi siamo più credibili. La vicenda del piano paesaggistico ha dimostrato che è stata tolta ai sindaci la possibilità di essere protagonisti a casa loro. Quello che noi non accettiamo. Tutela dell’ambiente sì, ma concordata e condivisa».
Soru e il conflitto di interessi: dal caso Saatchi & Saatchi alla liaison con i De Benedetti. In molti, anche a sinistra, sono in imbarazzo...
«Non ho tempo per seguire questioni di cattiva amministrazione dei soldi pubblici, sui cui sta indagando la magistratura».
Secondo lei Soru ha risolto il suo conflitto d'interessi con il blind trust a Racugno?
«Il caso dimostra quanto sia ipocrita e doppiopesista la sinistra... Ma mi interessano di più i problemi dei sardi».
Soru dice: «Ho ridimensionato le comunità montane e limitato gli sprechi».
Gliene dà atto?
«Misure di facciata... I veri sprechi sono quelli legati alla complessiva inefficienza in cui ha lasciato la macchina amministrativa della Regione. Mi risulta che Soru abbia fatto rifare un facciata di un palazzo regionale perché non gli piaceva il marroncino. Costo: 1,7 milioni di euro...».
Il suo progetto per la Sardegna?
«Modernizzare senza cancellare tradizione e valori identitari, apprezzati in tutto il mondo. Dobbiamo poi rilanciare le nostre bellissime zone interne con nuove infrastrutture capaci di sviluppare un modello di turismo attivo tutto l’anno e attento all’ambiente, alla storia e alla cultura».
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