Politica

«Saremo tagliati fuori se rimarrà questa legge»

Un documento a favore degli studi sulle cellule embrionali firmato anche dai Nobel Montalcini e Dulbecco. E il Movimento per la vita promuove un tour in trenta città per sostenere l’astensionismo

da Roma

«La ricerca sulle cellule staminali embrionali è indispensabile». Dunque il compito di tutti gli scienziati è studiare «le cellule staminali embrionali e adulte in parallelo, con rigore metodologico e senza pregiudizi».
I maggiori esperti europei del mondo della ricerca insieme ai premi Nobel italiani, Renato Dulbecco e Rita Levi Montalcini, firmano un documento per esprimere solidarietà ai colleghi italiani che studiano le staminali. L’auspicio è che il referendum del 12 e 13 giugno riesca e modifichi radicalmente la legge 40.
Se la legge sulla fecondazione assistita dovesse restare così com’è, è scritto nel documento, gli scienziati italiani sarebbero tagliati fuori dal circuito scientifico internazionale. In particolare l’attenzione degli scienziati si appunta sul quesito che prevede il divieto di ricerca sulle cellule embrionali. La legge 40 infatti tutela l’embrione proibendo qualsiasi manipolazione a scopo di ricerca. Per i ricercatori e i Nobel «da un punto di vista scientifico non vi è alcuna giustificazione all’affermazione che la ricerca sulle cellule staminali embrionali e quella sulle cellule staminali adulte si escludano l’una con l’altra». Per questo i ricercatori rifiutano «completamente l’affermazione che la ricerca sulle cellule staminali embrionali non sia indispensabile».
Il documento ha già raccolto l’adesione di importanti Università anche al di fuori dell’Europa come la Yale in Usa. In Europa hanno firmato Cambridge, Edimburgo, Lund, Bonn, Madrid e Zurigo, Istituto Pasteur, Consiglio Nazionale delle Ricerche francese Cnrs e Istituto europeo per le ricerche sul cervello. Pieno sostegno anche dall’ex commissario europeo alla Ricerca, Philippe Busquin.
Dal fronte opposto si leva la voce del Comitato Scienza & Vita che insiste nel difendere l’astensione e invita a non votare punto e basta perché quelle sul possibile raggiungimento del quorum sono solo voci. In una nota il Comitato Scienza & Vita precisa che «dinanzi a voci messe in giro ad arte dai media» non ha mai «chiesto di seguire l’andamento del voto al fine di valutare, in prossimità di un eventuale quanto remoto raggiungimento del quorum, l’opportunità di recarsi alle urne all’ultimo momento». Gli scienziati del Comitato, presieduto dal genetista Bruno Dallapiccola, insistono invece sulla linea chiara del non voto «proposta sin dall’inizio di questa campagna referendaria» osservando che chi mette in giro certe voci evidentemente vuole «insinuare nell’ampio e variegato mondo del non voto il dubbio sui comportamenti da adottare». Il Comitato invece «per coerenza al giudizio sulla legge 40» difende la legge sulla procreazione dagli attacchi referendari con «un doppio no: ai singoli quesiti e allo stesso strumento referendario».
Tra le tante iniziative dei comitati per il no ieri è partito anche un giro d’Italia per spiegare «la verità sul referendum e sulla fecondazione assistita». Prima tappa Roma per poi toccare nei prossimi cinque giorni una trentina di città, per sostenere la scelta dell’astensione. Con l’intenzione, dice Carlo Casini, presidente di Movimento per la vita e promotore dell’iniziativa di «spiegare alle donne quello che ancora non è stato detto e di svelare le tante bugie che sono state avanzate in questa campagna referendaria». I temi contestati sono soprattutto la diagnosi preimpianto, la «inutile e invasiva» iperstimolazione ovarica «che ha già provocato la morte di donne sottoposte a questi interventi», le tecniche eterologhe e l’adozione embrionale.
Intanto proseguono le adesioni alla scelta dell’astensione. Ultima in ordine di tempo quella dell’ex ministro della Salute, Girolamo Sirchia. «I referendum sono stati troppo ideologizzati - dice Sirchia -. Mi auguro che il quorum non venga raggiunto».

La legge 40 insomma va salvata anche se «merita qualche modifica ma i referendum non offrono lo strumento adatto per aggiustare il tiro», conclude Sirchia.

Commenti