Sarkozy va in diretta tv "Il mio governo è onesto Calunnie vergognose"

In diretta tv il presidente respinge le accuse sui fondi neri ricevuti dalla miliardaria Bettencourt: "Calunnie. Le mie riforme danno fastidio". Poi conferma la fiducia al ministro del Lavoro, ma lo fa dimettere da tesoriere del partito

Sarkozy va in diretta tv 
"Il mio governo è onesto 
Calunnie vergognose"

Non ha sorriso, Nicolas Sarkozy. Nemmeno una volta in un’ora di intervista in diretta televisiva su France 2. Il volto teso, smagrito, vagamente aggressivo; il corpo sempre proteso in avanti. Un altro uomo rispetto al politico affabile che nel 2007, proprio in televisione aveva conquistato l’Eliseo, battendo Sègolène Royal in un dibattito passato alla storia.

Tempi che oggi appaiono lontanissimi. Era molto popolare allora, oggi solo il 30% degli elettori è disposto a rinnovargli la fiducia e sei su dieci non credono alla versione dell’Eliseo sulla vicenda che coinvolge l’ereditieria dell’impero L’Oréal, Lilane Bettancourt e il ministro del lavoro Eric Woerth. Una vicenda, che sembrava marginale, un episodio di malcostume legata a un aiutino per evasione fiscale, ma che, con il passare dei giorni, grazie agli scoop del sito Mediapart, è cresciuta, al punto da indurre una parte della stampa a paragonarla al Watergate, che portò Nixon alle dimissioni.
In realtà è improbabile che Sarko giunga alle dimissioni, ma la crisi rischia di compromette la sua permanenza all’Eliseo. E questo spiega la tensione nel suo sguardo.

Il presidente francese ha recitato il copione che tutti si attendevano. Ha continuato a ripetere le parole «onestà, trasparenza, correttezza». Ha difeso a spada tratta proprio Eric Woerth. «Gli ho parlato, gli ho detto che non ci sono più sospetti, che è completamente scagionato e che voglio che si consacri esclusivamente alla riforma delle pensioni», precisando che «la legge andrà avanti secondo il calendario previsto».
E ancora: «Woerth è un uomo profondamente onesto che ha subito per tre settimane menzogne e calunnie, dimostrando una dignità che gli fa onore».

Tutto chiarito? Non proprio. Perché, al contempo, lo stesso Sarkozy ha «consigliato» a Woerth di lasciare l’altro incarico che ricopriva, quello di tesoriere dell’Ump, il partito di maggioranza. Se fosse davvero pulito, per quale motivo suggerirgli un gesto che rischia di essere interpretato come un’implicita ammissione di responsabilità?
Il presidente francese ha ribadito che lo scandalo è chiarito, facendo riferimento al rapporto dell’Ispettorato generale delle finanze, che ha escluso pressioni di Woerth a favore della Bettencourt. Tuttavia ci sono dubbi sull’imparzialità di quel rapporto che peraltro non ferma l’inchiesta giudiziaria; che anzi, ieri, poco prima dell’inizio dell’intervista televisiva, si è arricchita di un episodio clamoroso. La casa della Bettencourt, ovvero di una delle donne più ricche del mondo, è stata perquisita dalla polizia.

La signora ha superato gli 80 anni e pare che la sua memoria vacilli, ma certo non vacilla quella dei suoi collaboratori, in particolare dell’ex maggiordomo e dell’ex contabile Claire Thibout, secondo la quale quasi tutti i leader politici francesi rendevano visita a «madame l’Oréal», venendo omaggiati da una generosa busta in contanti. Tra gli habitué di casa Bettencourt, c’era anche Sarkozy, quando era sindaco di Neuilly.

«Io preso soldi? E’ una vergogna», è sbottato. «Ma sono preparato a scandali del genere perché sono stato eletto per risolvere i problemi della Francia, e questo obiettivo si raggiunge attraverso le riforme, compresa quella delle pensioni. Ma quando fai delle riforme dai fastidio a molta gente...». Come dire: sono vittima di una macchinazione. «Sulla stampa - ha continuato il presidente - ho letto le testimonianze del maggiordomo della Bettencourt. Non io, ma lui, ha detto che in 17 anni ha visto Sarkozy a casa Bettencourt per due o forse tre volte in occasione di pranzi a cui partecipavano anche altre personalità. Vi immaginate io che prendo bustarelle? Invito tutti a ritrovare la ragione»

Di fronte a un giornalista, David Pujadas, non certo aggressivo, Sarkozy ha poi portato il discorso su altri temi. Ha spiegato le ragioni della riforma che alza l’età pensionistica e che domani verrà presentato in Parlamento.

Ha rinnovato la promessa di una Francia «irreprensibile», rifiutando di dire se si ricandiderà nel 2012, perché «dedica tutta la sua energia al Paese e non può permettersi il lusso di pensare a una scadenza così lontana».
Un presidente tirato, ma lavoratore e determinato. Basterà per uscire indenne?

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