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Saviano e gli attacchi da sinistra déjà vu

Roberto Saviano è solo un eroe di carta. No, non lapidateci, non lo diciamo noi: sono idee partorite da Alessandro Dal Lago un sociologo che piace tanto a sinistra. Idee che danno il tono al suo ultimo saggio appena uscito. Per far montare le polemiche infatti basta il titolo: Eroi di carta. Il caso Gomorra e altre epopee (Manifestolibri, pagg. 158, euro 18).
Ma il vetriolo non è solo nella pagina di copertina: Saviano è accusato di personalismo, di aver usato la camorra per mettere se stesso al centro della scena. Insomma di essere, per usare un po’ di «sociologhese», nazional-mediale (la versione aggiornata del nazional popolare), di essersi ritagliato il ruolo del cavaliere senza macchia e senza paura. E tra chi si muove dalle pagine di Micromega a quelle di Liberazione passando per il Manifesto, si sa, la parola Cavaliere fa venire il sangue agli occhi.
Inevitabile allora il polverone a mezzo stampa: un articolo sul Corriere della Sera di ieri parla di «caso a Sinistra», sponda politica dove l’icona Saviano ha aura d’intoccabilità. Tanto per dire: un ridanciano maître à penser come Dario Fo ha pensato bene di spedire i libri dell’autore partenopeo all’Accademia di Svezia per proporlo per il Nobel. Ma non è solo il Corriere a dar risalto alla buriana: Il Riformista titola «Saviano stroncato a Sinistra». E su internet la notizia è rimbalzata un po’ dappertutto. Inevitabile allora il «pareropoli», il giro d’opinioni sul caso del giorno. Così Ritanna Armeni, libertaria, dice che «criticare è legittimo»; Luciano Violante si arrabbia con chi à gauche deve fare per forza l’iconoclasta: «Ricordo gli attacchi a Caselli quando indagava sulle Brigate Rosse...»; il filosofo Biagio de Giovanni sentito dal Corriere del mezzogiorno ne ha approfittato per sparare a palle incatenate, lodando il coraggioso gesto contro «il ruolo che Saviano si è dato di angelo vendicatore». Né poteva mancare chi come Nando Dalla Chiesa ha subito fatto notare che un Dal Lago è poca cosa ma se colpisce dopo che l’hanno già fatto quei cattivoni della destra, vedi Fede, sì che si fa danno...
Facendo il punto si potrebbe dire che quando un autore con i crismi del «convinto democratico» attacca Saviano a partire dal suo individualismo, accusa che in tempi più maoisti era già una condanna, si apre una discussione degna dei più alti simposii. Se invece il premier osa dire che l’Italia non è tutta camorra è giusto linciarlo mediaticamente. Ed è giusto sentirsi profondamente offesi come cittadini se un giornale moderato, come questo, si pone il dubbio che a volte Saviano confonda la giusta condanna delle associazioni a delinquere con la ingiusta critica al libero mercato.
Ma prima ancora di impelagarsi in questa commedia delle parti tocca tirare il freno a mano. Neanche il tempo di mettersi a scrivere che già arriva un senso di déjà vu. E sì, questa discussione la si è fatta uguale uguale nel novembre del 2008. Dal Lago in una intervista a Liberazione e di conferenze aveva già detto quelle cose. E il Corriere già allora (23 novembre 2008) aveva titolato: «Dal Lago: Saviano utile al potere. La sinistra si divide sullo scrittore». E gli articoli, i pareri, le indignazioni si erano sprecate. Uguali uguali a quelle di oggi. Ecco torna utile quel verso: «C’è qualcosa di nuovo nel sole, anzi d’antico».

Di nuovo c’è un libro da promuovere, di vecchio ci sono i giornalisti e i politici che abboccano non accorgendosi di suonare sempre la stessa mazurca. Ma tranquilli non servono avvisi ai naviganti: garantito al limone che alla prossima uscita in economica di Dal Lago questo gustoso dibattito lo faremo per la terza volta.

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