Qui Scala. Sono le undici e tutto va bene. Cè stata «I due Foscari» di Verdi e la gente ci è venuta ed ha applaudito. Leo Nucci ogni anno ha miglior voce e miglior tecnica, ed è stato acclamato nellultimo atto, quando gli muore il quarto figlio su quattro, e viene anche depennato da Doge. È un grande.
Non ci sarebbe altro da dire. Routine dignitosa. Stefano Ranzani dirige come se ci fosse una partita per televisione, ma sa il suo mestiere e non semina nessuno per strada. Manon Feubel emette ogni tipo di suoni, ma non stona e ci si adatta. Fabio Sartori ha il groppo nellugola e come attore se gli tirassero un pomodoro nemmeno si scanserebbe, ma il colore di voce è bello, il fraseggio è pertinente, e in una parte tutta tristezze come questa di Foscari junior è di grande suggestione. Gli altri fanno bene il loro dovere. Pareti sghembe, trasparenze lagunari, pieni e vuoti, ori e buio, due gondole di morte ed una nave gigantesca grigia, le scene di Maurizio Balò, già viste qualche anno fa, quando lopera era stata presentata da Muti, sono sembrate più belle, forse erano illuminate meglio, per qualche estro felice, da Luigi Saccomandi, forse confermano la qualità della scenografia di Balò.
Scala Ai «Foscari» manca un po di coraggio
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