È la quarta volta che il soprano Barbara Frittoli, milanese, classe 1967, canta nel cast di una Prima scaligera. Labbiamo vista in Trovatore, Moïse et Pharaon e Otello (con Placido Domingo). Ora torna nel ruolo di Donna Elvira per il Don Giovanni con cui domani debutta la stagione della Scala. Elvira ha amato Don Giovanni follemente, e con altrettanto fuoco in corpo ora lo cerca: il seduttore, consumato il tutto, si è infatti dileguato. La Frittoli è stata innumerevoli volte Elvira e pure Anna, le due donne - assieme a Zerlina - protagoniste di questo dramma giocoso. Eppure ci confessa che è una produzione totalmente diversa da tutte quelle viste fino ad ora, un unicum. Lo è per le «idee molto forti del regista, Robert Carsen», ci spiega.
Disorientata, dunque, dalla regia?
«UnElvira così non lho mai fatta. Non rimane che affidarsi totalmente al regista. Certo, mi spiace non poter mettere niente di mio
»
Cosa caratterizza la Elvira di Carsen?
«Il suo vivere i sentimenti in modo estremo. Data una scala da 1 a 10, con Carsen ci si spinge a 12, si toccano le corde dellisteria da un lato o di una tristezza sconfinata dallaltro».
Si riconosce in questa lettura?
«Non del tutto, però è interessante. La produzione è molto tecnica e richiede un gran movimento: cosa non proprio agevole per un cantante, si spreca parecchio fiato».
Anche lei finirà tra il pubblico come Don Giovanni o il Commendatore che addirittura sale nel palco reale?
«Elvira attraversa la platea, ma solo una volta».
Don Giovanni è un dramma giocoso: prevale il dramma o laspetto giocoso?
«Secondo me dovrebbe essere il dramma. Ma Carsen rovescia tutto e salva laltro aspetto. Nel finale, per esempio, Don Giovanni conosce il riscatto mentre noi tutti sprofondiamo negli inferi».
La diverte o la irretisce il libertinaggio di Don Giovanni?
«Don Giovanni è visto come lo sciupafemmine. In realtà, non gliene va bene una. Mozart e Da Ponte mettono in scena il suo ultimo giorno: terrificante. In poche ore si susseguono solo disastri, pare che violi una donna, uccide un uomo. Poi cè Elvira, quella guastafeste sempre fra i piedi, si imbatte nello spettro della sua vittima e finisce allinferno. Più che un dramma giocoso, direi che è unopera terribile».
Elvira dà voce alle donne che reclamano la fedeltà. Eppure nelle Nozze di Figaro, Mozart dirà che in ogni aspirante moglie cè unaspirante adultera. Dove sta la verità?
«È una visione maschilista, la realtà viene letta attraverso la lente maschile. Potremmo anche rovesciare il concetto dicendo che in ogni aspirante marito cè un aspirante adultero. Poi che Mozart e Da Ponte arrivino a dire così fan tutte: non ci sto. Siamo sinceri. Prendiamo il caso di Zerlina, nel Don Giovanni, sè appena sposata con un contadino e arriva un cavaliere che le fa il filo. Capiamola».
Anche lei come il tenore Giuseppe Filianoti (Don Ottavio) canta quasi solo allestero. Perché?
«Non si riesce più a lavorare in Italia, le programmazioni sono tardive. La crisi è ovunque, però i nostri teatri ne stanno risentendo in modo pesante».
È vero che, in Italia, è ormai consuetudine inserire i cantanti nel cartellone senza aver firmato contratti, ragion per cui se lartista - nel frattempo - ottiene un altro ingaggio pianta in asso il teatro?
«Non mi è mai successo. Capita però che mi chiedano se sono libera e poi non si sa più nulla. Alla Scala accade che si rimescolino le carte, questo sì. Del resto, inizialmente non si era pensato a Don Giovanni ma a Lucia di Lammermoor, e io non avrei cantato».
Quindi ha dovuto cancellare altre date?
«Sì, avevo già impegni. Disdire allultimo non mi va, ma per la Scala ha senso».
Di fatto, inizialmente lei compariva nel secondo cast (per il primo, sera scelta Elina Garanca, a breve madre)
«Allora sfatiamo questo mito: primo e secondo cast hanno la stessa valenza. Siamo noi italiani che facciamo sempre classifiche».
Vero, ma per lo spettacolo più glam, la leggendaria Prima, lElvira prescelta era la Garanca. Ma noi ci teniamo stretta la Frittoli: allAnteprima, davanti al pubblico speciale degli under 30, è stata la voce femminile più apprezzata.
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