Scandalo intercettazioni, Mister Sky nei guai: ora rischia di perdere il posto dalla sua società

La più importante società di consulenza Usa lancia un appello agli azionisti di News Corp: "Cacciate Murdoch". A breve la prova del fuoco: il 21 ottobre il rinnovo del board. Il diktat: "Via 13 dirigenti. Senza bonus"

Scandalo intercettazioni, Mister Sky nei guai: 
ora rischia di perdere il posto dalla sua società

Gli indignati sotto casa, gli azionisti in rivolta, le cause delle vittime intercettate illegalmente che piombano a valanga. Rupert Murdoch è tornato nell’ombra, come nel suo stile, ma l’impero del magnate australiano è ancora sotto i riflettori a due mesi dallo scandalo che ha travolto il tabloid più popolare del Regno Unito, il defunto News of the World, ormai derubricato a «grande orecchio» per aver spiato vip e protagonisti della cronaca col solo scopo di rubare stralci di conversazioni da sbattere in prima pagina.
La bufera non si è ancora del tutto placata. Ieri anche la furia degli anti-casta americani ha preso di mira l’abitazione dello «Squalo», nell’Upper East Side di Manhattan, dove il magnate abita con l’agguerrita terza moglie Wendi Deng e dove risiedono molti big della Finanza americana. Era la «Millionaire’s March» e non poteva non puntare anche contro l’amministratore delegato di News Corporation, uno dei quaranta uomini più ricchi degli Stati Uniti secondo la rivista Forbes, il boss che per il suo ruolo ha ottenuto quest’anno, nonostante lo scandalo intercettazioni e la chiusura del domenicale, un compenso di 33,29 milioni di dollari (11 di più del 2010) e che strapperà a breve un bonus di 12 milioni e mezzo (4 di più dell’anno precedente).
Ma la protesta degli indignati anti-Wall Street rischia di apparire puro folklore a una vecchia volpe degli affari come Murdoch. Molto meno folkloristica, invece, è la notizia diffusa ieri dal Financial Times, che riferisce dell’invito alla rivolta contro i Murdoch da parte del più grande gruppo statunitense di consulenza agli investitori. L’Iss (Institutional Shareholder Services) raccomanda agli azionisti di News Corp di votare contro la rielezione di 13 dei 15 dirigenti della società, inclusi Rupert, il figlio James, a capo della divisione Asia ed Europa di News Corp, e il fratello Lachlan. Un appello al regicidio. La ragione? Lo scandalo del tabloid britannico ha «messo a nudo una grave insufficienza di gestione e un fallimento di indipendenza» del consiglio di amministrazione che ha causato «enormi danni finanziari e di reputazione agli azionisti». Come farli fuori? Votando contro la loro rielezione il 21 ottobre, quando si svolgerà l’assemblea annuale degli azionisti e votando contro l’assegnazione del superbonus a Murdoch senior.
L’insoddisfazione degli azionisti viene cavalcata dall’autorevole società di consulenza e anche se rischia di scivolare come acqua sul mantello dello Squalo (che con la famiglia detiene il 40% dei voti, nonostante possegga il 12% del gruppo), sarebbe uno schiaffo in faccia al re dell’editoria per la sua gestione della crisi, la prova di una fronda che monta tra gli investitori.
Non solo gli azionisti a dare nuove gatte da pelare al magnate australiano. Continua a crescere il numero di «vittime» che fanno causa a News International a causa delle intercettazioni illegali e che sono salite ora a quota sessanta. Ultimo il padre di Josie Russell, una ragazzina che ha visto uccidere davanti ai suoi occhi, con un martello, la mamma e la sorella ed è sopravvissuta miracolosamente all’attacco. Anche lei intercettata al telefono dal tabloid con lo scopo di pubblicare titoli sensazionali e vendere più copie.
L’assalto giudiziario ai danni di Murdoch continua ed è quello che potrebbe provocare più danni. Ma lo Squalo non sembra pronto a darsi per vinto. Pare che News Int.

abbia già assoldato diversi ex giornalisti del defunto tabloid per dare vita al suo sostituto, il domenicale del Sun, il «Sun on Sunday» che restituirebbe al gruppo la gloria, ma soprattutto le vendite di NofW. Perché business is business. Ed è il vero marchio di famiglia. Alla faccia degli indignati.

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