Cultura e Spettacoli

«A Scanner Darkly», un cartoon di divi

Salvatore Trapani

da Cannes

Ancora cinema da un fumetto a Cannes, dopo X-Men, è arrivato A Scanner Darkly di Richard Linklater, con un suo secondo film in questa edizione dopo Fast Food Nation. Ma A Scanner Darkly, presentato nella sezione Un certain regard, non è il sequel di una serie famosa, quanto un unicum di un famoso autore americano, Philip K. Dick ai cui racconti si sono ispirati grandi registi: Ridley Scott (Blade runner), Steven Spielberg (Minority report) e Paul Verhoeven (Total recall). E come i suoi predecessori, Linklater voleva realizzare un'opera dalle ambientazioni perfette, ma senza l'animazione. Il progetto poi si è evoluto, grazie anche alle pressioni di Dick, che lo ha aiutato nella stesura della sceneggiatura. Spiega Linklater: «Ho ceduto al fascino della sfida, un lavoraccio... Trenta persone, giorno e notte, hanno realizzato le parti animate. Ci sono volute fino a cinquecento ore di studio per un solo minuto di film». Infatti è stato difficile ricostruire le movenze degli interpreti reali nella versione a cartoon.
La storia è ambientata in un futuro prossimo, ma attuale: la guerra della droga negli Stati Uniti. Un poliziotto in incognito (Keanu Reeves) esegue l'ordine di spiare i suoi stessi amici, ovvero Robert Downey jr e Winona Ryder. Fino a quando si accorge di essere lui il sorvegliato; quanto basta per cadere - integerrimo com'è - in uno stato di crescente paranoia e d'assurdo (il cambio di registro), dove identità e lealtà non sono più codici.
Il Festival di Cannes continua, edizione dopo edizione, a riservare uno spazio privilegiato al genere. Basti ricordare Sin City di Robert Rodriguez e Frank Miller, nel concorso dello scorso anno, realizzato con l'apporto artistico e - cosa più importante - finanziario di Quentin Tarantino. E se Sin City rispondeva in modo caricaturale alle visioni stilizzate e sanguinarie di Tarantino, A Scanner Darkly si avvale sempre di produttori d'alto rango (George Clooney e Steven Soderbergh), ma risponde solo al modo di Richard Linklater: l'ingegno fantastico fa solo da corollario per l'analisi logica sulla cultura americana non senza una certa ironia. Linklater focalizza così - come sempre - il tessuto sociale degli Stati Uniti e costringe lo spettatore a osservarlo attraverso un genere molto popolare.

Un'operazione perfetta.

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