Scarcerati i quattro «solidali» con le Br

Erano stati arrestati mentre affiggevano manifesti presso una sezione della Cgil

da Milano

Escono dal carcere di Monza nel tardo pomeriggio. I quattro ragazzi arrestati la notte del 14 febbraio a Sesto San Giovanni mentre affiggevano manifesti di sostegno ai presunti brigatisti finiti in manette due giorni prima, sono liberi. Il gip di Monza Alessandro Rossato convalida la misura cautelare ma non la sussistenza delle condizioni per tenerli dentro. «Non siamo dei mostri, siamo stati arrestati per aver espresso delle idee - affermano - ci hanno contestato un reato del codice Rocco ma i nostri manifesti non volevano assolutamente appoggiare i terroristi».
Angela Ferretti, convivente di Massimiliano Gaeta, uno dei quindici presunti neobrigatisti, Gennaro Ranieri, Marzia Matera e Silvano Falessi, fratello del brigatista Maurizio, erano stati bloccati nei pressi della sede dei sindacati. Si preparavano ad attaccare cartelli con scritte come «compagni in piedi o morti, ma mai in ginocchio», oppure «la lotta non si arresta». Per la Procura di Monza si trattava di istigazione a delinquere in relazione a fatti di terrorismo. «Gli arresti - avevano aggiunto in questura - non si sono verificati in modo casuale: le quattro persone erano già note e poste sotto controllo da questi uffici e ciò ha consentito agli operatori della Polizia di intervenire rapidamente al momento della commissione del reato». Inoltre nei giorni scorsi era emerso che Marzia Matera, giornalista pubblicista, era presente alla conferenza stampa tenuta da Ilda Boccassini lunedì dopo il blitz; in tasca la ragazza aveva un taccuino con gli appunti presi ascoltando il Pm.
L’avvocato dei quattro, Sandro Clementi, aveva invece denunciato «gli arresti illegali e illegittimi che risentono di un quadro investigativo con forti omissioni e manomissioni». In poche parole, secondo il penalista, solo il clima particolare di questa settimana può in qualche modo spiegare la detenzione del quartetto che in tempi normali se la sarebbe cavata con una denuncia.
Ora la «liberazione». La Matera punta il dito contro i colleghi giornalisti: «Non mi avete trattata molto bene, vi siete fatti cassa di risonanza delle veline della questura. Siamo diventati subito dei terroristi». E Falessi aggiunge: «Qualcuno ha cercato di fare carriera sulla nostra pelle. La concomitanza dei nostri arresti con la manifestazione di Vicenza mostra che si vuole creare un clima di allarme sociale intorno ai movimenti che lottano contro la guerra».


Certo, l’episodio di Sesto San Giovanni, in ogni caso, è un segnale preciso: i brigatisti di Seconda posizione hanno intessuto una rete di relazioni e godono di una qualche simpatia in frange della sinistra antagonista. A Milano come a Padova.

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