«La scarpa di lusso? Con 200 lavorazioni è inconfondibile»

Nel 1929, l'anno della crisi economica più nera, nasceva a Bologna un'azienda specializzata in calzature da uomo e pelletteria, una sofisticata bottega dove il fondatore Amedeo Testoni sperimentava tecniche esclusive. Dopo 85 anni di storia il brand a.testoni è un gioiello di manifattura italiana espressione di ricerca, ingegneria e lavorazioni artigiane di gran pregio. Una piccola multinazionale che fattura 45 milioni di euro, produce ogni anno 150 mila paia di scarpe da uomo e 10 mila da donna, esporta per oltre l'80 per cento e dà lavoro a 300 persone. Nel mondo opera attraverso cinque società estere, 70 punti vendita monobrand e i migliori multimarca sparsi fra Hong Kong, Cina, Russia, Stati Uniti ed Europa. «M'interessa il saper fare e quando devo assumere qualcuno lo faccio sempre in un'ottica di investimento per il futuro. Desidero che la persona cresca con noi e rimanga con noi» dichiara l'amministratore delegato Bruno Fantechi, laurea in economia e commercio e una lunga esperienza per la revisione e l'organizzazione contabile in Price Waterhouse Coopers, dove si è occupato di società quotate in borsa tra cui il gruppo Gucci. «Da noi l'eccellenza è un livello qualitativo misurabile fatto di elementi caratteristici che rendono unico il prodotto» spiega il manager italo-svizzero alla guida dell'azienda da dieci anni raccontando di come siano necessarie anche 200 operazioni, tante manuali, per ottenere quelle caratteristiche che rendono inconfondibile una scarpa Testoni, ovviamente non a buon mercato. «I nostri tecnici e modellisti controllano personalmente nelle concerie e nei laboratori che la messa a punto dei prodotti sia all'altezza della nostra fama» sottolinea parlando di ingegnerizzazione e di dettagli riconoscibili. Per esempio il filettone, una striscia di pelle di canguro che unisce sulla tomaia materie differenti senza sovrapporle e poi lo spiral, un elemento decorativo che si colloca tra suola e tomaia. Il modello iconico Testoni porta il numero 11559, una sorta di sacchetto di pelle di capra che avvolge il piede. «Il comfort è impressionante» confessa l'a.d. che conosce anche le delizie della versione con tripla suola scavata, interno in microfibra, tomaia in vitello di prima scelta e finiture in canguro. Ma, come tutti gli addicted, possiede una nutrita quantità di modelli tra cui la derby della Black Label (che porta il nome di Amedeo Testoni) in canguro intrecciato con maxi spiral, il modello in antilope africana con finiture stile sneaker, le stringate in nappa stretch. Del resto il comun denominatore, anche per le proposte di questa estate, sono i pellami pregiati, dal cocco al cervo, dall'antilope africana alle nappe fino al canguro intrecciato tinto a mano, in magnifici colori come il garofano, il girasole, il brandy, il cuoio e il blu oltremare.

«Per essere unici bisogna avere alle spalle una storia importante e interpretarla in chiave contemporanea e innovativa» aggiunge annunciando la traslazione dei valori della scarpa ad altri settori, dalla pelletteria - nella collezione estiva spiccano la pc case a intreccio, versione testa di moro e garofano, la maxi bag in cervo con doppio manico in cocco giallo girasole e la Boston Bag in antilope africana color cuoio con ampia tasca frontale - fino alla giubbotteria. «Ci giochiamo la partita senza paura perché siamo indipendenti e rendiamo conto solo alla nostra azienda» conclude l'amministratore parlando di notevole crescita del comparto donna e di nuove sfide.

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