Politica

Scherza con il Papa ma lascia stare il portavoce di Prodi

Che sul Papa e persino sul suo Datore di lavoro si potesse vomitare ormai qualsiasi genere di volgarità, lo si sapeva da un pezzo. Ma che il reato di vilipendio della religione cattolica fosse stato sostituito da quello di vilipendio del portavoce del presidente del Consiglio, questo no, non lo sapevamo. La nostra ignoranza in materia è stata colmata ieri, all’inaugurazione della mostra «Arte e omosessualità » organizzata a Milano dall’assessorato alla cultura. Lavicenda la spiega con dovizia di particolari il nostro Giannino della Frattina. Qui la riassumo per sommi capi.

Al Palazzo della Ragione, da oggi all’11 novembre è aperta la mostra sulle opere d’arte ispirate al mondo gay. Nelle intenzioni di Vittorio Sgarbi, che ne è l’artefice, questa mostra avrebbe dovuto intitolarsi «Vade retro». Nel senso di «Vade retro satana», per satana intendendo quei rozzi reazionari che ancora si ostinano a far differenza traunmatrimonio eterosessuale e uno omosessuale. Tuttavia, è chiaro che anche un imbecille avrebbe colto, di quel «vade retro», il doppio senso, e si sarebbe o scandalizzato, o divertito. Due cose entrambe sgradite alle associazioni gay, chehanno protestato ottenendo subito il cambio del titolo (senza che alcuno, beninteso, le abbia accusate di oscurantismo per aver limitato la libertà di espressione). Ma andiamo avanti. Tra le opere esposte ce n’è una realizzata da un autentico genio milanese, che con un sorprendente colpo di fantasia ha raffigurato - chissà come gli è venuto in mente - Papa Ratzinger mezzo nudo, con parrucca bionda e giarrettiera.Lastatua sichiama«Miss Kitty », e non dubitiamo che sarà immortalata nei secoli a fianco della «Pietà» di Michelangelo. Insomma: il Papa sfottuto come una checca travestita, lui che tuona tanto contro il matrimonio omosessuale. Ma che originalità. E soprattutto che coraggio.

La notizia dell’inserimento nella mostra di questo capolavoro, comunque, non ci aveva sorpreso: è l’andazzo. E però, poco dopo il nostro della Frattina ha scoperto un’altra cosa che forse non si doveva scoprire. Ha scoperto che a Palazzo della Ragione avrebbe dovuto essere esposta anche un’altra opera, «Ecce trans», che è poi la riproduzione della famosa fotografia che fissa il portavoce di Prodi, Silvio Sircana, fermo con la sua auto a fianco di un transessuale di colore. Solo che al posto del trans c’è Gesù (un’ossessione, quella di un certo mondo, per il cristianesimo?). Dicevamo che quest’opera avrebbe dovuto essere esposta. Avrebbe.Manon c’è. Non c’era ieri sera all’inaugurazione, e tantomenoc’è nel catalogo ufficiale. Circola su alcuni siti gay:maalla mostra è stata scartata. Bocciata. Perché? Per riguardo a quel Cristo che batte sul marciapiede? Ma non prendiamoci in giro.

Se l’aria che tira fosse quella di non offendere il cristianesimo, non sarebbe stata esposta neanche la statua del Papa con la giarrettiera. Non sarebbe andato in scena il «Messiah game», rappresentazione sado-maso della Passione. Non sarebbe circolata per l’Italia una Madonna che piange sperma. Non ci sarebbero le vignette di Vauro e non ci sarebbero le imitazioni di Crozza, due«artisti» checomela stragrandemaggioranza dei loro colleghi sono intrepidi quandosi tratta di sfottere il Papa, e agnellini se si parla di islam. Poche storie: il problema non è Nostro Signore, è il Nostro Portavoce.Nonhonulla contro di lui, anzi: quando scoppiò lo scandalo che lo riguarda, scrissi su questo giornale un articolo per dire che su quell’argomento, insomma, scagli la prima pietra. Però che si possa insultare il Papa manon si possa parlare di Sircana, è roba da matti. È che, come dicevamo all’inizio, nel nostro universo mentale è stato da poco introdotto il reato di vilipendio del portavoce del presidente del Consiglio:beninteso, solo se il presidente del Consiglio è Prodi, o chi ne fa le veci alla guida del centrosinistra. Ma il ridicolo sapete qual è? È che tutto questo lochiamano«trasgressione».

Mentre a noi le presunte «provocazioni» di oggi paiono la versione rinnovata del conformismo di sempre, con il suo accodamento alle mode che tirano e le sue censure, così simili, anche se a parti invertite, di quelle del mondo codino e baciapile di una volta.

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