Benny Casadei Lucchi
nostro inviato al Nürburgring
Distanti come sono nel paddock, non sanno di dire le stesse cose. Ma è così. I due uomini di rosso vestiti, quello vecchio e quello giovane, sembrano due coriste mentre parlano con i giornalisti. «Secondo me – azzarda quello vecchio, da molti dato per bollito e quasi pensionato – secondo me Flavio Briatore farebbe bene a preoccuparsi di noi e di questa Ferrari». «Secondo me – gli fa eco quello giovane, quello che tutti davano per silurato – secondo me Flavio Briatore farebbe bene a preoccuparsi di noi e di questa Ferrari».
Il senso della completa resurrezione maranelliana è racchiuso in queste parole fotocopia, vagamente stereofoniche. Schumi il vecchio è alla seconda vittoria di fila; Massa il giovane al primo podio dietro Alonso. Entrambi, lanciano la loro sfida all’armata francese e al comandante italiano. La Ferrari non è tornata. La Ferrari, oggi, è la più forte e caro vecchio Briatore, e cara vecchia Renault, ora dovete avere paura.
Solo se ti senti forte puoi esporti con certe frasi; in fondo, sarebbe stato facile sia per il vecchio, sia per il giovane mantenere tirato il freno a mano delle dichiarazioni, cosa che alla Rossa si studia fin dall’asilo nido. Perché mai sbilanciarsi, perché mai avvertire i rivali da raggiungere con dichiarazioni in stereofonia? Semplice: perché se Imola era stata la vittoria della resurrezione e dell’orgoglio, Nürburgring è il trionfo della consapevolezza. La lepre Renault dista 13 punti, ma c’è il tempo per acchiapparla: è stata sorpassata in gara, si può lavorare per farlo in classifica. A proposito: di sorpassi anche stavolta zero, eccezion fatta per il gesto altamente umanitario di Kimi Raikkonen (4° alla fine), che al giro tre ha passato Button. Per il resto, in pista, il nulla. Noia mortale, se non fosse per la danza a trecento all’ora di Alonso primo e Schumi secondo. Una danza che neppure il primo pit stop aveva alterato, restituendo al giro diciotto i due contendenti nelle esatte posizioni di un attimo prima. Complice anche la sbavatura di Schumi, da lui stesso ammessa: «Alla curva 6, quando Alonso si era appena fermato per il primo pit stop, sono andato leggermente largo... forse, senza quell’errore avremmo passato la Renault già dopo il primo pit».
Ma era solo questione di tempo, il sorpasso è arrivato al secondo pit stop, quando Schumi è rimasto tre giri in più in pista, ripresentandosi ben davanti allo spagnolo. «Sono stati tre giri uno più bello dell’altro ed ero felice perché è questo che provi quando tutto fila liscio, quando sai che tutti hanno fatto un lavoro perfetto... ma la certezza della vittoria arriva solo dopo aver tagliato il traguardo». A questo punto, Michael ha però un’altra certezza: «Quella che siamo alla pari della Renault, che li abbiamo raggiunti e che qui eravamo più forti di loro; anzi, penso che adesso siamo i più forti... dobbiamo solo scoprire se lo saremo anche sugli altri circuiti». Gli fanno notare che Alonso e la Renault contano su Barcellona, domenica prossima, gara amica perché le gomme Michelin ben si adattano a quella pista. Lui sorride, gongola con il mascellone finalmente davvero felice, e secco sussurra e domanda: «Ma non lo dicevano anche di questa?».
Il resto della corsa racconta della bella rimonta di Rosberg, da ultimo a settimo e a punti, dei tormenti di Fisichella a lungo dietro l’ormai odiato nemico Villeneuve, racconta soprattutto della prima volta sul podio di Felipe Massa e del suo tentativo di sorpasso ai danni del capo squadra: «Sono felicissimo, il primo podio, lo champagne, andrò a letto senza far la doccia. Sono contento per me e per il team. Ho fatto anche una bella partenza, ho affiancato Michael, ma lui era all’interno e non ce l’ho fatta».
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