Benny Casadei Lucchi
nostro inviato a Montecarlo
Il Gran premio ferrarista si può leggere in due modi: da un punto di vista tecnico, e allora il discorso è quello che fa il presidente Montezemolo («qualche problema di gomme non ci arresterà dal tornare presto a vincere») perché le Bridgestone continuano ad azzoppare il Cavallino fin dalle qualifiche; ma si può leggere anche dal punto di vista umano: cioè il battibecco tra piloti della Rossa. Se non altro, il secondo tema ha dalla sua la freschezza della novità, unità al sorriso che nasce spontaneo pensando a due miliardari con il muso. Argomento che porta anche con sé precedenti illustri come i Senna, i Mansell e i Prost, cioè storie di corse e curve e staccate e, massì, anche litigate fra compagni di squadra.
Parlando invece di tecnica e delle sconfitte a ripetizione della Ferrari, dal dopo Montecarlo vengono in soccorso del tifoso, ma anche dingegneri e piloti, i tempi fatti registrare da Schumacher dopo la safety car, quando tallonava tranquillo il poi vincitore Raikkonen e la sua McLaren (aveva quasi il doppio della benzina rispetto al finnico). Un passo, quello tenuto dal tedesco a metà gara che, se non fosse stato per i molti intoppi e le qualifiche disgraziate di tutto questanno, lavrebbe portato dritto dritto a giocarsi la vittoria con il finnico. Ecco perché monsieur Jean Todt ha annunciato che la Ferrari e la Bridgestone andranno a caccia del compromesso prova-gara visto che «gli avversari hanno interpretato meglio il regolamento capendo che contava essere più veloci in qualifica a scapito della corsa». Tanto più che da ieri, con lufficializzazione del nuovo format al via già dal Nürburgring (una sola ora al sabato con giro singolo e benzina per la gara), larmata maranelliana ha cominciato a tirare un sospiro di sollievo. Dice Schumi: «Potremmo anche colmare lo svantaggio in prova giocando con il livello della benzina».
Parlando invece di vicende di varia umanità, sempre da Maranello giurano che il botta e risposta tra i due piloti è ormai faccenda vecchia: «Non sarà certo lo screzio di un momento vissuto a caldo nel dopo gara a incrinare un rapporto che dura da anni». Vero. Ma vero anche che al brasiliano sono girate come poche altre volte; per dirla tutta, a Montecarlo è parso addirittura più nervoso e scocciato rispetto alla famosa Zeltweg del 2002, quando per ordine del box Rubinho fu costretto a cedere il primo posto a Schumi. Il motivo è semplice: allepoca era stata unesigenza aziendale per cui Barrichello, nelle vesti di dipendente, non aveva fatto altro che ubbidire. Stavolta no. Stavolta si è sentito preso in giro dal compagno: cera un solo punto in palio, cerano pochi metri da percorrere e tanta sfortuna da esorcizzare, per cui meglio evitare di autoeliminarsi in un sorpasso fratricida.
Già, fratelli. Per la verità, Michael a Monaco è riuscito nel difficilissimo compito di far incacchiare in un colpo solo il compagno e pure il consanguineo. Quando Ralf commenta ironico e piccato «mio fratello ogni tanto ha difficoltà ad accendere il cervello» dice cose pesanti che solo un fratello può permettersi di esternare.
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