Sci e alpinismo in Val Senales sulle orme della mummia Ötzi

Tra queste cime sono stati trovati i resti di un uomo vissuto attorno al 3.300 a.C.

Sci e alpinismo in Val Senales sulle orme della mummia Ötzi

Lorenzo Scandroglio

L'inverno astronomico comincia con il solstizio il 21 dicembre ma meteo e brividi parlano da soli. Ora, per chi voglia cimentarsi con gli sci da discesa o da alpinismo è giunto il momento di scaldare i muscoli. Ma dove andare? Da Ötzi, in alta Val Senales. Ricordate la mummia del Similaun, l'uomo dell'età del bronzo che, attorno al 3300 a.C., mentre fuggiva ferito a una spalla da una freccia, cadde stremato per dormire un lungo sonno e fu svegliato nel 1991 da una coppia di tedeschi di Norimberga, Helmut ed Erika Simon? Ecco, proprio dalle sue parti. Magari con un piccolo cornetto napoletano in tasca, considerato che qualcuno comincia a parlare di strane coincidenze: basti dire che Herr Simon ha fatto la fine del suo Ötzi. Certo, Simon non sarà stato colpito da una freccia e non era in fuga, agonizzante. Ma la tormenta, il freddo, il ghiaccio, magari un crepaccio coperto da uno strato di neve fresca, sono tutte cose che Ötzi doveva aver già visto e... maledetto. Noi siamo andati in avanscoperta, spinti dall'irresistibile desiderio della prima gita scialpinistica della stagione e, in due giorni, ci siamo dati tanto alla discesa quanto alla salita. Ci spieghiamo meglio: non è che gli sci in salita vadano da soli e particolarmente veloci; lo scialpinismo consiste nel risalire, a forza di gambe, una montagna sciabile (anche lontano o nei pressi delle piste, ma al di fuori di esse, almeno finché la legge recentemente approvata lo prescrive) con gli sci e ridiscenderla. Nessuna magia, dunque: la forza di gravità si fa sentire eccome. Semplicemente ci vogliono, oltre alle gambe buone, alcuni accorgimenti tecnici rispetto a quelli dello sci che conosciamo tutti: sci più leggeri, appositamente costruiti per questa pratica, attacchi speciali che consentono di staccare il tallone in salita, pelli di foca che, grazie all'effetto contropelo, lasciano scivolare lo sci in avanti ma non indietro. Le pelli oggi sono fatte con materiali sintetici o misti e presentano, oltre a una o due piccole fibbie alle estremità, una superficie adesiva che aderisce alle solette degli sci. Aggiungiamo l'Arva, il dispositivo elettronico che permette di individuare i corpi sotto le valanghe, un paio di bastoncini con rondelle più larghe per la neve fresca e il gioco è fatto. Beh, anche gli scarponi: meglio se hanno una suola scanalata, come quella delle scarpe da trekking, per gli eventuali tratti da percorrere a piedi con gli sci in spalla. Insomma, non si tratta esattamente di una passeggiata. Si fatica un po' ma il fisico e l'anima ne beneficiano come capita raramente. Immaginate pendii immacolati di neve vergine fra i larici, le radure e poi le cime, senza nessuno attorno. La scelta della gita è quasi totalmente libera: guardate le montagne e scegliete lo scorcio o la cima che vi piacciono di più. La vetta non è un obbligo, può bastare una traversata, a volte anche una passeggiata nel bosco, con il grande vantaggio che non si sprofonda nella neve fresca e che, la discesa, per chi è capace, è godimento allo stato puro. Certo, lo scialpinismo è una pratica che i principianti possono svolgere solo affidandosi alle guide alpine e alle guide manuali (ce n'è per tutto l'arco alpino), buon viatico e garanzia di sicurezza, giacché valanghe e burroni, se non si conoscono le zone e i pendii esposti, sono sempre in agguato. Ma tutte le sezioni o quasi del Club Alpino Italiano organizzano corsi con istruttori specializzati. Sull'argomento torneremo ancora quest'inverno, una volta per farci raccontare una bella gita da un campione, un'altra per raccontarvi questo universo particolare, fatto di gare a livello internazionale (come la transalpina Pierra Menta, che seguiremo nel 2006) e di epopea, come quella di Ottorino Mezzalama a cui è dedicata la più lunga e massacrante classica del settore, da Cervinia a Gressoney, oltre quaranta chilometri sul filo del quattromila del Monte Rosa. Ora tornando alla Val Senales, è il luogo ideale per fare le prime prove di inizio stagione: si possono alternare sci da discesa e sci alpinismo, a piacimento. Una buona escursione può essere quella ai 3514 metri della Final Spitze (Punta Finale). Dalla cima guardando sotto si vede il monumento dedicato a Ötzi. Noi però non lo sapevamo e non ci abbiamo fatto caso. Ce l'hanno detto dopo, ma non guasta. Non si sa mai. Per il resto solo un commento: troppo bello!
lorenzo.

scandroglio@tin.it

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