Cronaca locale

Sciagura di Linate: carenze e confusione in torre di controllo

«Il bilancio delle vittime era un bollettino di guerra»

Il radar di terra era indispensabile, nella torre di controllo di Linate c’era una gran confusione, l’organizzazione era carente. Sono queste le motivazioni con cui il gup Nicola Clivio spiega la sua decisione del 14 marzo scorso su sette imputati del processo bis per il disastro aereo dell’8 ottobre 2001 in cui morirono 118 persone. La carente manutenzione della segnaletica stradale e la mancanza del radar di terra sono considerate le ragioni principali della strage di Linate.
I documenti acquisiti agli atti del processo per la tragedia di Linate dimostrano secondo il giudice che «da parte di tutti i soggetti a qualunque titolo si interessarono del problema vi fosse la certezza della indispensabilità del radar a fronte delle condizioni ambientali nelle quali si operava a Linate». Nelle 213 pagine delle motivazioni della sentenza il giudice ricorda anche l’intervento televisivo, il giorno stesso dell’incidente, dell'ex amministratore delegato dell’Enav, Sandro Gualano (condannato nel processo principale il 16 aprile del 2004). Proprio lui infatti sostenne durante una trasmissione Rai che il radar di terra non era imposto dalle normative interne o internazionali. «Trascurando l’opinione di quanti all’interno dell’Enav gli avevano consigliato maggior cautela - scrive il gup - l’amministratore delegato Gualano si presentò alla trasmissione Porta a Porta la sera stessa e respinse l’addebito, sostenendo che il radar non era obbligatorio».
Per il giudice è stato inoltre «decisivo» il «contributo causale» della «carenza organizzativa» dell’aeroporto.
«Ad ogni modo, tornando al nesso eziologico (dell’incidente) deve concludersi nel senso che fu l’autorizzazione a proseguire, nonostante non fosse stata correttamente accertata la posizione del Cessna, a contribuire attivamente alla causazione del sinistro e che, dietro il palese errore compiuto dalla torre di controllo, vi era una carenza organizzativa alla quale si deve riconoscere un decisivo contributo causale. Nella torre di controllo, senza alcun fondamento, si creò pertanto il convincimento che sulla pista principale tutto fosse in ordine. Questo fu certamente l’equivoco più grave tra quelli sorti nella fase immediatamente successiva all’incidente, ma in generale c’era una confusione - riflette il gup - poco consona ad una unità operativa che anche nell’emergenza avrebbe dovuto coordinare i singoli interventi». Per il giudice il disastro è stato una sorta di bollettino di guerra e scrive «nel bilancio definitivo si avvertiva l’eco sinistra di un bollettino di guerra: alle 118 vittime si aggiungevano 4 feriti di cui uno gravissimo, oltre a 2 aerei completamente distrutti e un'ampia area di servizio aeroportuale andata a fuoco».
«Il controllo dei movimenti di superficie richiede diverse componenti integrate, segnaletica, radar, procedure, protezione della pista ritagliate sulle specifiche esigenze di ciascuna realtà aeroportuale e laddove qualcuna non garantisca lo standard di efficienza previsto, sorge non solo l'obbligo di provvedere al suo ripristino - osserva il giudice - ma anche quello di adattare tutti gli altri sottosistemi per farvi fronte.

Laddove ciò non si verifichi gli eventi dannosi devono essere ascritti a coloro che concorrono alla costruzione della complessa architettura e devono vigilare sulla sua tenuta».

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