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A sciare mentre è in malattia, il giudice l’assolve

La difesa: «Ero in montagna per non lasciarmi demoralizzare dai miei disturbi». Il tribunale: «Chi è in mutua non ha l’obbligo di stare in casa»

A sciare mentre è in malattia, il giudice l’assolve

da Torino

Pugno duro contro i fannulloni, gli assenteisti, i falsi certificati medici. Ma mentre il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta dichiara guerra agli sfaticati, un giudice di Aosta decide di «salvare» un agente di polizia sorpreso a sciare in montagna nonostante fosse in mutua per l’influenza e una distorsione. «Al pari di ogni altro dipendente statale assente dal servizio per malattia - scrive il giudice nella sentenza - il poliziotto non è tenuto a restare in casa». Una sentenza destinata a far discutere.
L’agente di polizia sorpreso da alcuni colleghi sulle piste da sci di Courmayeur si chiama Giovanni Frisina e ha 27 anni. Era rimasto in malattia dal 17 febbraio al 18 marzo 2007 a causa di una «sindrome influenzale» e una «distorsione del polso sinistro», malanni e acciacchi diagnosticati dal medico curante del poliziotto e riportati nei tre certificati esibiti dall’agente ai propri superiori. Trenta giorni a casa, lontano dagli obblighi professionali. Ma Giovanni Frisina non aveva fatto i conti con alcuni colleghi, che lo hanno visto sulle piste da sci e hanno deciso di avvertire i dirigenti dell’ufficio. È scattata così la denuncia in Procura, quindi il processo con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato. Infine, la sorprendente assoluzione. Che rischia di creare un pericoloso precedente.
Nella sentenza, il giudice aostano Marco Tornatore sottolinea che l’agente di polizia Frisina non aveva l’obbligo di restarsene a casa per tutta la durata della malattia. Come accade per tutti i dipendenti statali, scrive infatti il giudice, anche il poliziotto «non è tenuto a permanere nel proprio domicilio finché tale congedo perdura, salvi gli obblighi di reperibilità per consentire eventuali controlli medici, né è tenuto ad astenersi dalla pratica di attività apparentemente in contrasto con tale stato». Inoltre, continua il giudice, «il dipendente in malattia ha interesse a osservare le prescrizioni che il medico riterrà di impartire per agevolare la completa guarigione, ma non ha certamente l’obbligo di seguirle».
Prima del pronunciamento del giudice c’era stata l’arringa dell’avvocato difensore Diego Perugini, che aveva messo in dubbio che lo skipass in possesso di Frisina fosse stato effettivamente utilizzato dal poliziotto. Lo stesso agente aveva ammesso di essere andato in montagna, ma di averlo fatto per distrarsi e non demoralizzarsi troppo a causa della malattia. L’avvocato aveva quindi sottolineato che il proprio cliente poteva «dedicarsi a ogni altra attività, pur non essendo adibito ad alcuna attività all’interno dell’ufficio di polizia», e che «non avrebbe potuto essere assegnato a incarichi diversi dal suo».
Insomma, considerata certa la malattia del poliziotto e autentico il certificato medico, il giudice ha assolto l’imputato «perché il fatto non sussiste».

Una conclusione accettata e condivisa anche dall’accusa, rappresentata in aula dal procuratore Maria Del Savio Bonaudo.

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