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Scompare Cook: per l’Irak si era dimesso da ministro

da Londra

L’ex ministro degli Esteri britannico Robin Cook, è morto ieri sera, stroncato da un malore in Scozia durante un’escursione in montagna. Aveva 59 anni. L’ex ministro laburista era poco sotto la vetta del Ben Stack (721 metri), vicino a Sutherland, non lontano da Inverness, quando nel primo pomeriggio è crollato a terra. Soccorso, è stato trasportato in ospedale in elicottero, ma vi è giunto privo di vita.
La notizia sconvolge il mondo politico britannico e l’opinione pubblica, soprattutto la sinistra laburista che negli ultimi due anni si era raccolta dietro a Cook, dopo che nel marzo 2003 egli aveva abbandonato il secondo governo Blair, rinunciando alla poltrona di ministro per i Rapporti con i Comuni, in dissenso per l’invasione dell’Irak. Basso di statura, capelli rossi, la barba su un viso celtico e determinato, Cook era stato ministro degli Esteri dal 1997 al 2001 durante il primo mandato di Tony Blair.
In Scozia era cresciuto, aveva studiato Letteratura inglese ad Aberdeen e poi all’università di Edimburgo. Era deputato laburista della circoscrizione di Livingstone, nel centro del Paese, dopo aver rappresentato ai Comuni la capitale, Edimburgo, tra il 1974 e il 1983. Al suo arrivo al Foreign Office, Robin Cook aveva annunciato la sua intenzione di aggiungere una «dimensione etica» alla politica estera. A questa promessa cercò di tener fede secondo le sue convinzioni.
Durante l’ultimo governo conservatore, quando era ministro degli Esteri ombra per i laburisti, e due ore dopo la pubblicazione di un rapporto di duemila pagine sullo scandalo delle armi all’Irak, si alzò in piedi per demolire il comportamento del governo Tory.
Nel 2001, quando Blair fu rieletto, Robin Cook fu degradato dal Foreign Office a un ministero minore, e la sua poltrona passò al fedele blairista Jack Straw. Qualcuno lo definiva arrogante, ma nessuno negava la sua lucida intelligenza. «Ho il profilo del secchione - disse una volta -, ma non sono bello abbastanza per fare il leader del partito».


Era ministro degli Esteri quando divorziò dalla moglie dopo una vicenda imbarazzante che lo fece finire sulle prime pagine dei giornali: una relazione amorosa con la sua segretaria, Gaynor Regan, che poi sposò e dalla quale ebbe una bambina.

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