La Scozia assume medico italiano Seimila euro per 5 giorni di lavoro

Non c’erano dottori al pronto soccorso durante le feste. Il servizio sanitario locale costretto a chiamare rinforzi

da Londra

Da Padova alle Highlands scozzesi per una supplenza di cinque giorni presso il locale pronto soccorso.
Un viaggio di oltre 1.800 chilometri per lavorare con il servizio sanitario britannico, in endemica carenza di medici, a maggior ragione durante le festività natalizie, così da costringere le autorità del National Health Service (Nhs) a rivolgersi all’estero per integrare l’organico. Investendo circa 14mila euro per la breve collaborazione di due medici, uno dei quali italiano. Non è la prima volta che Annibale Bertollo accetta un simile invito. In passato aveva lavorato in Libia per conto dell’Agip, quindi in Nigeria. Più recentemente è stato anche a Nassirya, prima dell’esperienza in Scozia, dal 22 al 27 dicembre. Un esperienza che il medico veneto definisce così positiva da programmare un pronto ritorno, per un periodo più lungo. Medico di base, 53 anni, Bertollo è stato contattato da un’agenzia medica, Team 24, su mandato del Nhs dell’area di Highland. Contratto a termine per un compenso di oltre 6mila euro, spese incluse. Una soluzione, quella del medico «straniero», resa necessaria dall’impossibilità di trovare un solo dottore disponibile in tutto il Paese. Secondo i nuovi contratti, approvati lo scorso anno, i medici di base possono rifiutare la reperibilità fuori dagli orari di lavoro (fine settimane o i periodi festivi), obbligando il servizio sanitario a coprire le loro assenze. Così, oltre allo stipendio per il servizio nei due ambulatori di Torridon e Lochcarron, la Nhs scozzese ha dovuto accollarsi anche tutte le spese di Bertollo, dal biglietto aereo (da Venezia a Inverness), al soggiorno, fino all’affitto di una vettura 4X4 con dispositivo satellitare. E anche gli straordinari ad un altro medico (circa 400 euro), David Murray, dopo che Bertollo si è presentato il primo giorno con 5 ore di ritardo. Colpa dell’approssimativa segnaletica stradale nei pressi di Shieldaig, dove alloggiava. Al di là del contrattempo, comunque, il bilancio di Bertollo resta più che positivo. «Sono stato pagato molto bene - ha dichiarato il medico italiano -. E questo mi ha ripagato lo stare lontano da mia moglie e dalla famiglia il giorno di Natale. Ma la tassazione è alta, arriva al 30 per cento». Sulla crisi della sanità britannica, Bertollo spiega che medici di base «preferiscono l’ospedale o le specialità, e soprattutto non vogliono finire in piccole località attratti come sono da Londra». Un’opinione confermata da un portavoce dell’Nhs delle Highland.

Negli stessi giorni un secondo medico «straniero» ha prestato servizio negli ambulatori di Gairloch e Aultbea. «D’altronde la richiesta è tale - puntualizza Bertollo - che i medici inglesi invitano sempre i colleghi italiani a trasferirsi nel Regno Unito per colmare i vuoti. Come ho fatto io».

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