Cultura e Spettacoli

Scrittori stroncano il Festival dell’Inedito: «Fa cassa sui sogni»

Un festival talmente inedito che rischia di rimanerlo. Appena nato, sta già morendo. Pochi giorni fa è stato presentato alla stampa il primo «Festival dell’Inedito», in programma a Firenze dal 26 al 28 ottobre, per promuovere i nuovi talenti e lo scouting letterario. Di per sé, un’ottima iniziativa: un’opportunità per scrittori «potenziali» e una curiosità per gli addetti ai lavori. Insomma, un’operazione culturale al di sopra di ogni critica. Sennonché.
Sennonché qualcuno ha notato che l’opportunità è tale solo «previo pagamento di cospicue quote di iscrizione da parte dei partecipanti». E così un gruppo di scrittori ha inviato una lettera aperta al sindaco di Firenze Matteo Renzi per chiedere chiarimenti: «A nostro avviso - recita l’appello, firmato tra gli altri da Marco Vichi, Francesco Recami, Michela Murgia, Marco Mancassola - l’obiettivo non dichiarato del concorso è fare cassa sui sogni e le aspirazioni di chi scrive: ai 130 euro richiesti per la prima fase di selezione, con i quali i concorrenti acquistano una scheda di lettura della loro opera, se ne aggiungono altri 400 per il noleggio di uno stand di cui non si capisce l’utilità». In tutto 530 euro (+ Iva)... «Si può speculare sui sogni delle persone in tanti modi - aggiunge Marco Vichi - ma questo mi sembra il più raffinato. Ed è vergognoso che scrittori famosi si pongano come “garanti” dell’iniziativa, selezionando chi è degno di pubblicazione». E l’allusione è ad Antonio Scurati, che presiede il «Comitato lettori»... Intanto, come primo effetto della protesta, il sito del festival ieri è stato messo offline e l’appello è rimbalzato tra blog e siti letterari, ricevendo dimostrazioni di sostengo e qualche piccata risposta (come quella dello stesso Scurati, che ha scritto ai firmatari: «Grulli»).
All’intellighenzia impegnata, «a favore della cultura libera, non mercificata e magari anche priva di trappole», risponde anche Alberto Acciari, presidente dell’agenzia ideatrice del festival (che dal Comune di Firenze ha ottenuto il patrocinio, ma nessun finanziamento): «Il nostro è un evento unico in Italia, originale e di alto valore letterario. Ed è una manifestazione privata. Noi garantiamo agli autori un contatto con editori e produttori che investiranno sui loro testi. E l’organizzazione - tre giorni di eventi alla Stazione Leopolda - ha dei costi».
Troppo alti, per chi coltiva un sogno. «E infatti - vuol chiudere la polemica Acciardi, spiazzando i firmatari dell’appello - abbiamo deciso di dimezzarli».

Un finale, c’è da dire, inedito.

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