Piero Pizzillo
da Genova
Nelle scuole Diaz e Pascoli vi era linfermeria dove venivano medicati i no global feriti durante i disordini di piazza, da loro stessi creati. Ieri si è avuta la conferma ufficiale nellaula bunker del tribunale dove si svolge il processo a 29 servitori dello Stato, 29 poliziotti, accusati a vario titolo di lesioni ai manifestanti, arresto illegale degli stessi, calunnia, falso e abuso dufficio. La riprova della veridicità di quanto sostenuto anche da medici del servizio pubblico, si è avuta dalla viva voce di un cittadino di Stoccarda, da un no global chiamato dallaccusa a testimoniare come parte lesa, in quanto afferma di essere stato malmenato dalle forze dellordine. Beniamin Coelle, 25 anni, giornalista free lance di un network di Amsterdam ha detto: «Il 21 luglio 2001, prima dellirruzione della polizia, vidi tutto il giorno arrivare feriti nelle scuole Diaz e Pascoli». La verità su quanto accaduto quella notte nei due istituti scolastici che ospitavano i manifestanti e anche il centro stampa, comincia a farsi strada.
Il teste, sollecitato da una domanda dellavvocato Carlo Di Bugno, difensore di Gianni Luperi, allepoca vicecapo dellUcigos, ha dichiarato: «Per curare i feriti nei disordini di piazza era stato allestito un centro medico nella Pascoli». Incalzato dallavvocato Piero Porciani, che assiste quattro capisquadra del settimo reparto mobile di Roma, ha detto: «Ricordo che erano state erette delle barricate da manifestanti a volto scoperto», ma non risulta che gli stessi siano mai stati individuati. Da parte sua lavvocato Marco Corini, difensore di Gilberto Calderozzi, allepoca del G8 vicedirigente dello Sco, ha chiesto al teste se conosceva i black bloc. «Non so cosa sia - ha risposto - il termine black bloc, perché viene adoperato solo dalla polizia, non dai dimostranti. Si tratta di concetti che vengono usati per certi gruppi e per una certa strategia. In pratica per criminalizzare il diritto alla dimostrazione». A questo punto è opportuno ricordare che lintervento della polizia era stato anche motivato dalla segnalazione del «gruppo nero» nella Diaz, e che durante le indagini si era parlato di una ventina di persone con abito di colore nero o scuro e il viso coperto da passamontagna o anche da casco, che senza correre si erano allontanate. Così come non è superfluo accennare a una delle udienze preliminari quando uno dei difensori riferì di una intercettazione telefonica, disposta dalla procura di Cosenza in cui due no global dicevano di essere preoccupati della presenza di black bloc allinterno della Diaz.
Naturalmente il tedesco ha raccontato di essere stato pestato a sangue, daver ricevuto colpi di manganello alla mandibola, guance e lombi, daver riportato una doppia frattura al viso e la perdita parziale della vista, e dessere rimasto per due settimane in un ospedale genovese e altre quattro in Germania.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.