Gianandrea Zagato
da Milano
Sulla carta non esiste, ma al civico 4 di via Ventura funziona regolarmente. Ieri, oggi e pure domani ma dopodomani, la scuola islamica di Milano dovrà chiudere i battenti. I locali che ospitano qualcosa come centotrenta bambini non sono idonei, non hanno superato le dieci ispezioni fatte dagli ingegneri e tecnici dei vigili del fuoco. E, ieri, il comandante provinciale Dante Pellicano lha comunicato, nero su bianco, ai promotori della scuola e al Comune di Milano: poche righe per esprimere «parere negativo».
Ledificio in zona Lambrate che in passato ospitava un centro professionale non risponde alle normative richieste dalla legge. La struttura trasformata in scuola (nonostante nuove finestre, scale, bagni e sistemi antincendi) non è in regola. E, attenzione, non è un cavillo artificioso su un controllo formale - come chiosano in difesa i responsabili della scuola islamica - ma lapplicazione rigorosa delle leggi dello Stato in materia di sicurezza negli edifici trasformati in scuola dopo il 1975. Struttura, ricorda il direttore scolastico regionale Mario Dutto, dove si «svolge unattività non indifferente» sui tre piani, con elementari al secondo e al terzo e le medie al piano terra.
Valutazione negativa che, ieri, lingegner Pellicano ha illustrato sia al prefetto Gian Valerio Lombardi sia allassessore ai Servizi sociali Mariolina Moioli: «Spetta ora al Comune dare il parere definitivo sulla documentazione della scuola» sostiene Dutto. E se non ci sono dubbi sullorientamento obbligato dellamministrazione comunale, sorgono domande su come sarà invece impedita la prosecuzione dellattività didattica nella scuola islamica di via Ventura che, ricordiamo, è nata con un blitz e senza uno straccio di autorizzazione. Intervento di ripristino della legalità reclamato anche dal ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni: «Le leggi sono uguali per tutti e quindi si concede lautorizzazione se rispetta la norma e non la si concede se non le rispetta». Sentenza ministeriale che, unica voce dal centrosinistra, solo Roberto Biscardini (Sdi-Rosa nel pugno) sostiene: «Non possiamo stare insieme alla sinistra buonista, non stiamo con chi copre la sostanziale rinascita della scuola di via Quaranta (madrassa dove si imparava il Corano salmodiandolo, ndr) in via Ventura, assecondando lillegalità e lapertura senza autorizzazioni».
E mentre Maurizio Gasparri (An) in uninterrogazione al ministro dellInterno chiede «quali iniziative saranno assunte per limmediata chiusura della scuola islamica nel giro di poche ore e senza esitazioni, debolezze o compromessi», il vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato, punta lindice contro i pasdaran della scuola illegale: «La responsabilità ricade su Ds, Acli e Sandro Antoniazzi, ex portavoce dellUlivo milanese. A loro ricordo che la stragrande maggioranza della comunità regolare egiziana rifiuta un modello di illegalità, un istituto-ghetto per un processo di integrazione a Milano».
Dichiarazione cui la direttrice della scuola di via Ventura, Lidia Acerboni - insegnante di italiano in pensione già attiva nellistituto di via Quaranta - replica assicurando che «noi non ci arrendiamo» e che «oggi e domani sospendiamo le lezioni per lavori in corso».
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