Augusto Pozzoli
Da via Quaranta in via Zama, in uno degli edifici scolastici ormai in disuso per via del calo delle nascite a Milano, i figli delle famiglie di egiziani che hanno finora rifiutato la scuola statale. Una scelta di necessità, per eliminare una situazione di assoluta illegalità. Ne è convinto innanzitutto Bruno Simini, lassessore comunale allEducazione che ha messo a punto questa soluzione daccordo col direttore scolastico regionale Mario Dutto. «Tra gli immigrati - dice lassessore - ha prevalso la linea dei moderati, quelli cioè che pensano seriamente al futuro dei loro figli che devono crescere in Italia. Del resto non ci sarebbe stata alternativa a trovare un giusto compromesso: dopo aver fatto denunce per inadempienza allobbligo scolastico per due anni consecutivi senza arrivare a una soluzione, non restava altro che far intervenire le forze dellordine per far chiudere la struttura di via Quaranta». Liniziativa ha sollevato le solite polemiche: da parte della Lega, innanzitutto. Simini se laspettava: «La loro opposizione - dice - è coerente: loro vorrebbero cacciare tutti gli islamici dallItalia. Ne discuteremo in giunta, ma il sindaco ha già dato il suo benestare. Del resto mi pare unoperazione del tutto normale: non diamo vita ad alcuna scuola islamica. La comunità egiziana aderendo allaccordo raggiunto, in pratica accetta di mandare i figli a una scuola italiana normale. Unistituto paritario, una possibilità che le legge prevede per tutte le famiglie e che non si può certo negare a nessuno, agli ebrei come ai musulmani. Quanto alle critiche dei Ds mi sembrano solo strumentali, ma in realtà non si oppongono». La comunità oggi in via Quaranta avrà, dunque, a disposizione ledificio di via Zama a un canone d'affitto agevolato come per tutte le scuole. Un canone ridotto del 70 per cento. Ledificio avrà bisogno di alcune opere di messa a punto, ma si tratta di una soluzione che comunque rispetterà tutte le regole previste dallAsl e dai vigili del fuoco. Condizioni che in via Quaranta non erano per nulla rispettate.
«Scuola islamica? No, sarà regolare come le altre»
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