Alessandro Parini
da Torino
Ora di pranzo, va in scena la sfuriata di Don Fabio. In una Torino baciata dal sole e in un Centro Sisport ormai desolatamente abbandonato da tifosi stufi di fare la figura dei guardoni attraverso improbabili pertugi in mezzo a teloni e tendaggi vari. Allenamento interrotto tre volte, il vocione che sale, la truppa che ascolta e magari un po' sbuffa: «Se continuiamo con questo atteggiamento, possiamo anche andare a casa». Una volta, due volte, tre volte: mai successo prima. Capello arrabbiato, Capello che sente il fiato del Milan sul collo, Capello che vede la sua Juve sprecare, arrancare, faticare. Capello che, alla fine, ha deciso di alzare la voce. Sabato, contro la Lazio, servirà una Juve il più possibile vicina a quella vera, quella di inizio stagione tanto per capirsi. In caso contrario il campionato si riaprirebbe davvero e non è detto che la Juve porti a casa uno scudetto che un paio di settimane fa sembrava già assegnato.
Capello, insomma, s'è preso paura: «Se dobbiamo perdere tempo, è meglio che andiamo tutti a casa. Creiamo sei-sette palle gol a partita, ma poi sbagliamo e non riusciamo a segnare. E gli avversari vanno marcati a uomo, non a zona: non siamo mica l'Olanda». Contro la Lazio, peraltro, potrebbero ancora mancare sia Emerson che Trezeguet: ieri i due non hanno preso parte alla partitella, così come Giannichedda. Era assente anche Vieira. Sabato - senza lo squalificato Camoranesi, per il quale la società ha inoltrato ricorso d'urgenza contro la squalifica per due turni -, in attacco i partenti saranno quasi per obbligo Ibrahimovic e Del Piero.
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