Cronache

SE CONTRO L’ARABO LA RABBIA È DOPPIA

La prima pacca sul sedere l’ho acchiappata, evviva i giochi di parole, che avevo 13 anni. Era la prima volta che visitavo Londra, passeggiavo in un insolito sole con la mia famiglia, quando un nero alto alto ha pensato bene di allungare la sua manaccia sul mio didietro. La seconda pacca era un pugno sulla schiena partito da un nomade. Autobus numero 12, quello che dal centro arriva a Molassana. Sto per scendere quando così, senza motivo, mi arriva il colpo e mi fa pure male. Io, che pure sono irosa e rissosa, resto immobile e senza parole di fronte a quella che vivo come un’ingiustizia. Che fare, del resto? L’istinto mi diceva di spaccargli la testa sul finestrino, ma mica ci si può far giustizia da soli, giusto? E poi, lo ammetto, non avrei avuto la meglio nella rissa. L’arabo, il nomade, ma c’è anche una lunga lista di italiani, quelli che ti fischiano e gridano apprezzamenti dall’auto, quelli che ti si strusciano addosso magari mentre torni a casa la sera da sola.
Ecco. La domanda delle donne, la domanda che nelle pagine interne del Giornale si pone una ragazza che si proclama di sinistra e chiede di «sbattere fuori chi delinque dall’Italia», è perché diamine dobbiamo avere paura. Perché nel terzo millennio non possiamo indossare una minigonna senza domandarci se per caso indurremo qualcuno a molestarci, tanto per dirne una. C’è un problema di rispetto, che vale per tutti. Poi c’è il problema della nostra reazione quando certi gesti sono i musulmani o i nomadi a farli. Perché sappiamo che la loro cultura non tiene in considerazione le donne al pari della nostra, il che aumenta la nostra dose di rabbia nei loro confronti. E perché, in fondo, di fronte a quella cultura pensiamo che non ci sia possibilità di comunicare, e quindi di difendersi. E non bastano gli insulti che invece con serenità riserviamo agli italiani e spesso bastano a sfogare la nostra frustrazione.
Così, entra in gioco l’atavica paura del diverso, l’attaccamento alla nostra di cultura, alle nostre di tradizioni, la rivendicazione dei diritti che le donne occidentali hanno saputo conquistare e affermare in decenni di fatiche. Alla fine la reazione è violenta: tornatevene a casa vostra, che qui siete solo ospiti.

Non condivido la castrazione chimica che propone la Lega Nord e non so se l’integrazione debba passare attraverso leggi più severe, di certo non avverrà sulla via della paura.

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