MilanoIl conto alla rovescia è quasi finito. Ancora una manciata di giorni, poi - forse già prima di questo weekend - si conoscerà la sorte della gigantesca causa civile che vede contrapposti Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti: e che la norma «salva-aziende», introdotta e poi ritirata dalla maggioranza nella manovra finanziaria, era stata accusata di voler neutralizzare. È la causa dappello sul Lodo Mondadori, quella che deve decidere se confermare il megarisarcimento da 750 milioni di euro stabilito lanno scorso dal giudice Raimondo Mesiano a favore della Cir dellIngegnere. A tanto, secondo Mesiano, ammontavano i danni subìti da De Benedetti, oltre ventanni fa, per la sconfitta nella guerra con Berlusconi per il controllo della casa editrice Mondadori: una guerra che la Fininvest vinse - secondo una sentenza penale passata in giudicato - corrompendo un giudice.
«La Corte dappello mi darà ragione», ha detto ieri il Cavaliere, mostrando sicurezza. In realtà, la decisione della Corte è stata sicuramente già presa, e per il suo deposito mancano solo alcune rifiniture, ma sullesito non circolano indiscrezioni. Circolano, invece, previsioni di ogni genere. Le più insistenti danno per probabile una conferma del risarcimento a favore di De Benedetti, che però verrebbe sensibilmente ridotto: lIngegnere incasserebbe tra i 400 e i 500 milioni, in linea con la valutazione stilata dai periti nominati dalla Corte. Il terzetto di consulenti, capitanato dallex rettore dellUniversità Bocconi Luigi Guatri, ha analizzato - attraverso formule di matematica finanziaria decisamente ostiche - landamento dei valori del pacchetto di azioni su cui nel 1990 si scontrarono Berlusconi e De Benedetti. Ed è verosimile che, di fronte alla estrema complessità della materia, i giudici della Corte scelgano di tenere buono il parere dei saggi.
A quel punto cosa accadrà? Se la sentenza dappello confermerà il diritto di De Benedetti a un risarcimento, alleditore di Repubblica servirà ben poco tempo per passare allincasso. Lanno scorso, infatti, dopo la clamorosa sentenza di Mesiano, i legali del Cavaliere e dellIngegnere avevano raggiunto un accordo. La Cir rinunciava a chiedere limmediato pagamento della somma, e la Fininvest ricambiava stipulando una fideiussione bancaria a favore del gruppo debenedettiano in attesa del processo dappello. In sostanza, un gruppo di banche capitanato da Unicredit si è impegnato a liquidare immediatamente la somma che la Corte dappello dovesse decidere a favore di De Benedetti. Lesborso si appoggerebbe su garanzie che la Fininvest ha già fornito alle banche. La fideiussione è «a prima richiesta», nel senso che Unicredit è costretta a versare subito i soldi.
Ma la battaglia, comunque, non sarebbe conclusa definitivamente. Fininvest, come ribadito anche ieri da Berlusconi, sostiene che nessun risarcimento è dovuto alla Cir: perché in realtà la «guerra di Segrate» per il controllo della Mondadori approdò a un armistizio, con la spartizione consensuale della casa editrice. A Berlusconi andarono il settore libri e le riviste, ma a De Benedetti restarono Repubblica, LEspresso e la rete dei giornali locali.
È questa la linea che i legali del Cavaliere intendono far valere fino in Cassazione, se nei prossimi giorni la Corte dappello milanese - presieduta da Luigi de Ruggiero e composta dai giudici Giovan Battista Rollero e Walter Saresella - darà in tutto o in parte ragione a De Benedetti.
Se De Benedetti la spunta passa subito allincasso
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