Ferruccio Parri definì «macelleria messicana» l'oscena esibizione dei cadaveri di Mussolini e Claretta Petacci appesi a testa ingiù a Piazzale Loreto, accanto a un distributore di benzina, il 29 aprile 1945. Ed è al suo commento, tutt'altro che gelido e impersonale, che Enrico Groppali ha intitolato la sua pièce. Non un dramma o tantomeno una moderna parafrasi di quegli avvenimenti ma una lucida e disincantata meditazione, attraverso due personaggi- simbolo, non di ciò che accadde ma di ciò che sarebbe potuto accadere quel giorno che celebrò nel degrado la fine di una tragedia collettiva come la guerra. Vista, sentita, evocata attraverso le accuse, le confidenze, le confessioni di una voce maschile e una voce femminile. Che forse hanno commesso i crimini atroci di cui si arrogano, vantandosene, la responsabilità, ma forse li hanno solo sognati durante questo tremendo confronto a due senza esclusione di colpi.
Ma chi sono questi anomali protagonisti che, sulle macerie del mito fascista, continuano imperterriti ad agitare lo spettro di una nostalgia che non si rassegna a morire? Chi sono la strana contessa che, ridotta in miseria, è stata costretta ad affittare una stanza del suo lussuoso palazzo di via degli Olivetani a un individuo di incerta collocazione che ha scorto vagare mesi prima nei dintorni di quella casa dove si davano convegno, ai bei giorni di marzo quando il Duce fondò i Fasci di combattimento, gli alti papaveri del regime?
Lei afferma di essere stata una soubrette nativa di Napoli, vittima dell'inconsueta attrazione di un Conte che, dandole il suo nome, l'introdusse nell'intellighenzia del regime.
Macelleria messicana
Questa sera ore 21.00
Teatro Franco parenti
Il pubblico è invitato alle 20.30 a un aperitivo
Ingresso libero
Informazioni 0259995206
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.