Cronache

SE LE ISTITUZIONI GIOCANO COL FUOCO

SE LE ISTITUZIONI GIOCANO COL FUOCO

Punto primo: non si picchia nessuno, nemmeno se si è provocati. Punto secondo: Andrea Sottil, che è un bravissimo ragazzo e non merita il linciaggio mediatico degli ultimi giorni, ha sbagliato, la sua squalifica è giusta e sono giuste anche quelle degli altri rossoblù, se è vero che hanno rincarato la dose negli spogliatoi (e, ovviamente, sono sbagliate se non hanno fatto nulla). Punto terzo: non c’è alcun complotto ai danni del Genoa e i discorsi che si stanno pericolosamente diffondendo nei pressi della grandinata Nord fanno il male dei rossoblù, aumentando la tensione, anzichè aiutare la squadra. Così come non l’hanno aiutata tutte le sciocchezze di inizio stagione sulle «due squadre da serie A» che avrebbero ammazzato il campionato. Si è visto. Punto quarto: Iachini potrà non essere simpatico, ma può fare quello che vuole delle sue squadre ed essere arrabbiato con chi vuole, se ritiene di essere stato preso in giro da qualche dirigente. Punto quinto: la gestione di società, tecnico e giocatori da gennaio ad oggi è stata disastrosa e le polemiche filtrate dallo spogliatoio fra Preziosi e Cosmi hanno contribuito a peggiorare la situazione e ad avvelenare il clima. Punto sesto: se il Genoa non vince con il Venezia è giusto che faccia i play-off e fors’anche che resti in B. Punto settimo: nonostante i punti 1,2,3,4,5 e 6 il Genoa deve andare in A.
In questo quadro, l’iniziativa del questore di Piacenza di segnare alla Procura della Repubblica della società emiliana i nominativi di alcuni giocatori rossoblù (Sottil di sicuro, ma anche un bel gruppetto di suoi compagni di squadra) «per violenza a pubblico ufficiale», secondo noi è l’esatto contrario di quanto dovrebbe fare un’istituzione per rasserenare l’atmosfera. Il clima è già avvelenato e a contribuire ad avvelenarlo c’è il fatto che i tifosi del Genoa, domenica sera, sono stati colpiti spesso alla cieca da alcuni agenti in servizio a Piacenza, compresi quelli che se ne stavano tranquilli e avevano l’unica colpa di avere una sciarpa rossoblù al collo e di tornare verso le proprie auto. (E lo diciamo noi che stiamo dalla parte delle forze dell’ordine, appena è possibile starci). La mano pesante del giudice sportivo ha aiutato a peggiorare la situazione.
Certamente l’iniziativa di Piacenza avrà titoloni sui giornali, ma obiettivamente può suonare come una provocazione. Ora, sta ai genoani non cadere nelle provocazioni, da chiunque esse vengano, e festeggiare sabato notte. Alla faccia di chi vuole male al Genoa.

E di Iachini.

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