Se l’«aiutino» alla sanità privata fa bene a parenti e candidati

C’è poco da meravigliarsi a scorrere le graduatorie Istat sul livello di soddisfazione dei pugliesi per la sanità di casa propria: appena un cittadino su quattro si ritiene «molto soddisfatto» dell’assistenza medica ricevuta negli ospedali della regione. Stupisce di più notare come la giunta di centrosinistra guidata da Nichi Vendola, con una spesa sanitaria pro capite di 1.626 euro nel 2007, abbia negli ultimi tempi trasferito ingenti risorse a favore di privati accreditati. E tra questi figurerebbero «parenti», «amici», «tesserati di partito», cosa che sta sollevando non pochi malumori tra i professionisti del settore. I quali rispolverano la metafora del governatore rosso nei panni di un «novello Robin Hood che sottrae fondi alle strutture di maggiore attrazione per qualità ed efficienza per distribuirle ad altre con prestazioni di livello medio-basso», ma più numerose.
Recita la delibera di giunta del 4 agosto 2009: «I limiti di remunerazione per le prestazioni di assistenza specialistica e ospedaliera erogate da soggetti privati, provvisoriamente accreditati», vengono «determinati dal documento di indirizzo economico-funzionale della Regione». A fine 2009 la maggioranza, con a capo l’assessore regionale alla Salute Tommaso Fiore, decide di annullare un precedente provvedimento di contenimento dei costi, e innalza del 2% il tetto di spesa stabilito: i fondi a disposizione diventano 38,3 milioni di euro.
Basta spulciare l’elenco degli aventi diritto per scoprire curiose coincidenze. Ecco allora che Vincenzo Vendola, fratello del presidente, di professione medico oculista a Ruvo di Puglia, è passato da 62mila euro a 92mila euro totali. A Lecce rientrerebbe nei beneficiari l’odontoiatra Sandra Antonica, già sindaco di Galatina e oggi candidata col Pd a sostegno di Vendola. Parecchio controverso, inoltre, il caso del centro di riabilitazione «Giovanni Paolo II - Kentron» di Putignano (Ba), al quale vengono riconosciuti 1,2 milioni di euro, finito nei faldoni della Procura di Bari perché la struttura sarebbe stata accreditata dalla Regione ancor prima che fossero terminati i lavori di costruzione.

Clinica gestita dal dottor Francesco Ritella, ritenuto molto vicino ai dalemiani e in particolare ad Alberto Tedesco, ex assessore regionale alla Sanità «paracadutato» al Senato tra i democratici in seguito allo scoppio della Sanitopoli pugliese.

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