Cultura e Spettacoli

Se la popstar sceglie un altro idioma

Milano Sia chiaro: spesso è soltanto una questione di pecunia. Cantare in una sola lingua è più facile. Ma cantare in due (o anche tre) è molto più redditizio.
E così in tanti, anzi tantissimi, negli ultimi tempi hanno preso l’abitudine di cambiar dizionario. Quasi sempre dall’inglese allo spagnolo e quasi mai al contrario. Talvolta dall’italiano allo spagnolo, come hanno recentemente fatto Eros Ramazzotti o Nek o Tiziano Ferro o la Pausini e come in passato facevano quasi tutti i nostri cantanti da esportazione, da Modugno fino a Orietta Berti. Perché? Il mercato latinoamericano è sconfinato e, emotivamente, molto vicino a quello italiano. Per gli anglosassoni, invece, è roba diversa. Negli Stati Uniti soprattutto, c’è un’enorme quantità di potenziali ascoltatori.
E allora, giusto per fare un esempio, dovendo farsi ascoltare anche a Miami oppure in California oppure nel New Mexico, due anni fa Jennifer Lopez ha cantato il suo cd Como ama una mujer tutto in spagnolo, con tanto di look appropriato. Percorso misto per Ricky Martin, che è portoricano ma ha mescolato lingue a piacere, arrivando persino a cantare l’inno dei mondiali di calcio francesi in due lingue, La copa de la vida, o The cup of life. Anche Shakira, che è colombiana, non si è fatta mancare nulla. Ha venduto quindici milioni di copie con l’inglesissimo Laundry service ma poi con La tortura ha cantato la prima canzone in spagnolo capace di arrivare in testa alle classifiche generali statunitensi (dal cd Fijación oral vol. 1). Insomma, è un delicato gioco di equilibri che molto dipende dalla versatilità dell’artista e altrettanto dalla prontezza del management. Certo, è una caratteristica più pop che rock, musica che di mediterraneo ha ben poco. Perciò sono stravaganze compiaciute quelle dei White Stripes, gente che più rockettara non si può che però l’anno scorso ha deciso addirittura di tradursi il nome. Presentandosi come I Las Rayas Blancas hanno pubblicato Conquista, rilettura molto poco riuscita del loro brano Conquest in versione mariachi. Ma sì, un gioco (che difatti in pochi hanno applaudito). Molto più seri e riusciti sono stati Gianni Morandi, Gigi D’Alessio, Ornella Vanoni, Mario Lavezzi e Antonella Ruggiero che pochi mesi fa hanno pubblicato Capo Verde, terra d’amore vol. 1, cantando dodici brani capoverdiani tratti dal repertorio di Cesaria Evora e tradotti in italiano. La lingua era la stessa.

Ma lo spirito era quello autentico che, una volta tanto, dimostra come, a prescindere dal vocabolario, una canzone se è bella rimane tale in tutte le lingue del mondo. PG

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