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Se è il rossetto a decidere la corsa alla Casa Bianca

Qual è la differenza tra la campagna elettorale americana prima e dopo le Convention? Non è certo il dibattito sulla politica estera, sulle tasse o i mutui subrime. È il rossetto di, contro e per Sarah Palin, nuovo protagonista politico. Tutto è cambiato da quando la candidata repubblicana alla vicepresidenza ha introdotto il lipstick nella battaglia per la Casa Bianca: nel suo discorso d’accettazione della nomina si è paragonata a un pitbull con il rossetto, e il giorno dopo, per il Wall Street Journal, Sarah era già «un problema» (per Barack Obama). I siti repubblicani vendevano centinaia di grembiuli da cucina del «club delle signore con il rossetto», quando l’incauto rivale democratico è scivolato in quello che è già stato ribattezzato il «lipstickgate», utilizzando in un discorso una colorita espressione popolare inglese: il cambiamento decantato dagli avversari «è come rossetto su un maiale». Così, l’arma che doveva ferire, arma tutta femminile, si è rivoltata contro le poco sapienti mani maschili, incapaci di maneggiare un bâton de rouge à lèvres, come direbbero le francesi, fiere su blog e forum online di ricordare come a Parigi il rossetto sia «bastone», strumento di potere femminile per eccellenza. E non importa se nell’intervista ad Abc Sarah è inciampata sulla politica estera: gli ultimi sondaggi sono a favore della coppia McCain-Palin. Il vecchio senatore tre mesi fa, a un evento in Pennsylvania, attirava 500 sostenitori. Ieri in Virginia, Stato su cui punta Obama, erano 18mila. Per vedere Sarah con il rossetto.
Il rossetto codifica il genere, afferma un’identità, lascia tracce color sangue che marcano il territorio delle donne. Lo sapeva bene l’agente X27: Marlene Dietrich, nel film di Josef Von Sternberg, «Disonorata»: davanti al plotone d’esecuzione si passa il rossetto sulle labbra, pronta a morire impeccabilmente femminile. È una prima per il lipstick in politica. In Germania il lippenstift ci aveva provato ai tempi dell’elezione di Angela Merkel, quando impietosi i mass media tedeschi avevano dimostrato un’ossessione senza precedenti per l’oggetto familiare con le borsette di tutto il mondo: Angela lo porta o no? Erano poi prevalsi sapienti editoriali di geopolitica sartoriale sui problemi del guardaroba della futura cancelliera. Per la Lady di ferro repubblicana, Condi Rice, il lipstick di Sarah non è una novità: lo indossa sempre e predilige le tinte forti. Aveva preferito far parlare di sé sfoggiando stivali in pelle nera, modello dominatrice. Tzipi Livni abbatte lo stereotipo della spia donna dal maquillage perfetto: all’ex agente del Mossad basta un’ombra di trucco per introdurre nella maschile politica israeliana una rivoluzione sexy.

La guardasigilli francese Rachida Dati, invece, dichiara che, se la sua gravidanza non andasse a buon fine, si difenderà dietro a una coltre di rossetto.

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