Caro professor Rubbia, lultima volta che Le scrissi da queste pagine fu il 3 agosto 2003 in conseguenza di un Suo intervento sul Corriere della Sera in cui Lei magnificava le prospettive dellidrogeno quale carburante del futuro. «Energia dallacqua!» titolava il Corsera, facendo sorridere i più paciosi di noi e sganasciare dalle risate i più sanguigni.
Noi, da queste pagine, sommessamente osservammo, non senza meraviglia, la natura utopica delle Sue affermazioni. A suggerire lidrogeno per la prima volta fu un futurologo, tale Rifkin, che riuscì ad ammaliare, prima, il presidente americano Bush, il quale lanciò la speranza della «freedom car», lauto che, alimentata dallidrogeno, avrebbe liberato gli americani dalla schiavitù del petrolio; poi Romano Prodi, che dai vertici europei sperperò miliardi di denaro pubblico su quellinsana speranza. Nel suo recente discorso alla nazione, Bush non lha neanche nominata, la freedom car: lidrogeno è morto.
Oggi, martedì 20 febbraio leggo, sempre sul Corsera, il Suo articolo secondo cui il sole, in particolare il solare termodinamico, sarebbe unopportunità per lItalia. Comincia col volerne rimarcare le differenze rispetto al fotovoltaico (FV) «nonostante questultimo rappresenti una validissima nicchia».
Siamo seri professore! Una validissima nicchia? Quanto dovrebbe essere grande una nicchia per essere validissima? Lun per cento? Le va bene lun per cento dellenergia elettrica di cui lItalia ha bisogno prodotta col FV? Li ha fatti i calcoli? Direi di no, sennò non darebbe alla Sua reputazione un colpo così grande e che non merita. Ebbene, per produrre lun per cento dellenergia elettrica di cui il Paese ha bisogno bisogna fare ciò che Pecoraro Scanio intende fare, cioè installare 3 GW di FV: peccato che costerebbero 20 miliardi, quanti ne bastano per installare 6 reattori nucleari del tipo di quello che stanno installando in Finlandia e produrre così il 25% dellenergia elettrica che ci serve.
E veniamo al solare termodinamico. Secondo Lei, da 16 kmq di specchi (che sono 16 milioni di metri quadrati di specchi da lavare frequentemente per mantenerne alta lefficienza) si ottiene - uso il Suo curioso linguaggio - una potenza accumulata di 1000 MW, pari a quella di una grossa centrale convenzionale. Ora, linsolazione media annua in Sicilia è di 200 W/mq, e su 16 kmq si hanno 3200 MW, ma di radiazione solare incidente, non di potenza elettrica prodotta.
I suoi specchi hanno unefficienza, se va bene e se li si lucida bene e frequentemente, dell80 per cento; e il suo fluido di sali fusi (che, con spesa denergia, dovranno essere mantenuti a 240 gradi sennò solidificano) avrà unefficienza termica, a essere generosi, dellordine del 50 per cento; infine, cè lefficienza della conversione dellenergia termica accumulata in energia elettrica e che Lei stesso, correttamente, dice essere del 40 per cento (in condizioni ottimali).
Alla fine, quei 3200 MW dal sole diventano 500 MW elettrici: per uguagliare una centrale convenzionale, quindi, di specchi ce ne vogliono 32 milioni di metri quadri (da - non smetterò mai di ripetere - lavare frequentemente).
I costi? Lingegner Vignolini, responsabile del progetto del solare termodinamico dellEnea si guarda bene dal darci i costi, ma ci ha dato lobbiettivo che ci si illude di voler raggiungere: 160 per metro quadrato di specchi, pari - sempre come obbiettivo - a oltre 5 miliardi, il doppio di un reattore nucleare.
Cinque miliardi di euro per 32 milioni di metri quadrati di specchi (da lavare frequentemente) per un impianto.
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