Paolo Marchi
nostro inviato a Parigi
«Donadoni darà la formazione due ore e mezzo prima della partita e io non so nulla». Firmato Alberto Gilardino che, riserva contro la Francia a Berlino, molto probabilmente sarà titolare oggi a Parigi scalzando Inzaghi che di questi tempi parrebbe intoccabile, non fosse altro per la rete dell1 a 1 sabato a Napoli con la Lituania, una scelta che va però calata nella circostanza specifica di un avversario da stanare in casa sua. Certo che questo confronto tra milanisti sembra non togliere serenità a Gila.
Alberto esce dallo spogliatoio del campo rimediato in extremis a Senlis e ha davvero la faccia di quello che non ha capito se allo Stadio di Francia partirà dal campo o dalla panchina. È una persona educata, per bene, e allora si ferma in zona mista e vi resta mezzora, attentissimo a non offrire un titolo ai giornalisti, a lasciarsi scappare una frase che possa essere equivocata, travisata, ingigantita.
Il bravo ragazzo Gilardino si lascerà scappare quello che davvero pensa dopo un bla bla bla via laltro, frasi di rito, vuote e simboliche. A telecamere e microfoni lontani, molti passati a intervistare altri, le parole che davvero contano, una frasetta, una pausa, unaltra piccola frase, frammenti da mettere insieme lungo una catena logica: «È normale essere sotto esame, in nazionale e al Milan. Sono uno che deve sempre dare il 101 per cento ed è giusto che sia così. Forse non dovrei nemmeno parlare di esame, sarebbe come se dovessi giustificarmi di qualcosa. La cosa giusta è dire che so di dovere dare di più perché stimolato, in azzurro e in rossonero».
Cè sempre concorrenza, da poco in nazionale è risbocciato Cassano e lui, Gilardino, si deve ancora una volta mettere in coda o addirittura farsi da parte. Un mezzo sospiro e una mezza risposta: «Aumenta la concorrenza e con Cassano ho giocato spesso assieme nellunder, e poi io sono sempre qui». Vero, ma non è certo unaffermazione che si sente normalmente fare da uno che ha 24 anni e che non si è certo lasciato il futuro alle spalle, esserci per lui è il minimo. Però il suo rapporto con lItalia è altalenante, quando nel Parma realizzò 24 reti in campionato, Trapattoni lo lasciò a Gentile per gli Europei giovanili e in Portogallo portò altri: «Non so se il mio destino è quello di avere un rapporto con lazzurro che prescinde dal rendimento nel club, io gioco e se riesco segno, ma, sono sincero, non vedo un problema preciso. In fondo, a 24 anni, sono diventato campione del mondo e quando è cambiato il ciclo, il nuovo ct mi ha confermato e questo è un bel destino, non lo condivido con tanti. Il resto rientra nei vari momenti».
Ieri Berlino mondiale, oggi Parigi europea: «Sono sereno e a disposizione come lo ero per la finale e adesso non soffro di ansie, né cerco riscatti. È vero che mi manca il gol in Europa, nelle qualificazioni e pure in champions, ma se anche arrivasse stavolta non cambierò certo pettinatura per celebrarlo. Sono pronto, lo ripeto.
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