Sean Connery: tirchio senza dirlo

Esce tra pochi giorni l’attesa autobiografia del grande 007. Parla della dura infanzia, cinema e politica. Ma omette dei particolari un po' imbarazzanti

Sean Connery: tirchio senza dirlo

Londra - «Il primo grande cambiamento nella mia vita avvenne quando avevo cinque anni. Ci ho messo settant'anni per capirlo. Vedete, a cinque anni, ho imparato a leggere. Ho lasciato la scuola a tredici. Non ho ricevuto un'educazione formale...». Mister Bond si racconta finalmente, ma la storia non è quella che tutti si aspettavano. Tra pochi giorni, in occasione del suo settantottesimo compleanno, esce nelle librerie britanniche Being a Scot, l'attesa autobiografia di Sean Connery, mito inossidabile del cinema mondiale. A parlarne per la prima volta in prima persona sarà lo stesso attore insieme con il coautore ed amico, il regista Murray Grigor al festival letterario di Edimburgo il 25 agosto. Riuscire a portare in porto questo progetto non è stato facile.

Il burbero Sean si era imbarcato già due volte nell'operazione e per due volte aveva abbandonato tutto a metà strada perché non riusciva ad accettare che la sua vita privata venisse data alle stampe. Alla fine Grigor l'ha convinto che poteva raccontare se stesso non come fanno i soliti tabloid, ma attraverso il filtro di un'identità nazionale che per lui è quasi un'ossessione. Così è nato Essere uno scozzese, un volume di 312 pagine pubblicato dalla casa editrice Weidenfeld, associata della più grande Orion. «La maggior parte della storia è venuta fuori soltanto chiacchierando con Sean eppoi mettendo tutto insieme - ha raccontato Grigor -. Lui è sempre stato molto interessato alla storia della Scozia, ha incontrato tutte queste persone straordinarie e così ci abbiamo lavorato su». Il libro così non è solo un volume di memorie, ma piuttosto un saggio che va dalla tendenza gotica nella letteratura nazionale all'influenza degli Scozzesi in campo architettonico fino al loro particolare senso dello humour quasi «psicotico», scritto a due mani ma con un unico timbro inconfondibile, quello di Connery.

«La storia è soltanto sua - ha aggiunto Grigor - quando risale ai tempi della sua infanzia nella desolata Fountainbridge, dove comunque sembra aver trascorso anni abbastanza felici. Sean è un formidabile narratore». Being a Scot non è nemmeno uscito che già fa discutere, soprattutto i detrattori di un uomo che per molti continua a essere l'agente segreto più sexy del mondo, ma che è anche noto per la sua rudezza e la sua incapacità di comunicare. È proprio per questo che alcuni suoi ex collaboratori come Meg Henderson che per prima l'aveva convinto a scrivere l'autobiografia rimasta incompiuta, sono convinti che questo libro lasci la sua storia personale inviolata. Di se l'attore racconta quel poco che in fondo già si sa soffermandosi sulla sua scalata al successo.

Da ragazzino che batteva alle porte delle case di Edimburgo portando il latte a calciatore prodigio (aveva quasi firmato per il Manchester United) alla sua breve carriera nella Marina, fino alla firma del suo primo contratto per interpretare il James Bond di Jan Fleming che l'avrebbe reso celebre in tutto il mondo. E pensare che quando si presentò nello studio dell'agente cinematografico, bello e trasandato, si rifiutò perfino di fare il provino e chiese un sacco di soldi. Il denaro è sempre stato importante per l'attore, ma sembra che della sua leggendaria tirchieria lui nelle sue memorie non faccia neppure menzione. Alla Orion confermano. «Si tratta più di un libro sull'essere scozzese che sulla sua vita privata» spiegano alla casa editrice. Intanto ha fatto molto scalpore il feroce attacco della prima moglie Diane Cilento che ha accusato l'attore di non aver mai dato neppure un penny al figlio Jason né di aver mosso un dito per aiutarlo nella sua carriera rivelando così nei confronti del ragazzo una difficoltà di relazione insormontabile.

In Being a Scot si parla invece volentieri di quando l'attore fu promosso a Sir e del peso significativo che ha avuto negli ultimi dieci anni, nella politica del Partito nazionalista scozzese. Anche su questo punto l'interpretazione non è sempre benevola.

«Le sue esternazioni sul sogno di una Scozia indipendente hanno spesso fatto arrabbiare molte persone - ha raccontato sul Times sempre Meg Henderson -: una volta un parlamentare dello Scottish National Party mi ha confessato che la maggior parte di loro preferirebbe che se ne stesse zitto». Certo oggi sarebbe ingenuo credere a un Connery disposto a ritornare nella sua piovosa Scozia. È troppo abituato al clima fantastico delle Bahamas.

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