Silvia Castello
Lultimo atto del lungo viaggio di Mastorna durato quasi trentanni, nellimmaginazione di Federico Fellini si trasformò in un pastrocchio fumettistico: una story board ridisegnata da Milo Manara per la rivista Il Grifo che pubblicò la trama di questopera incompiuta nel 1992. Tra i pochi documenti visibili di questo film - come il piccolo frammento che Fellini materializzò nel documentario Block-Notes di un regista, realizzato nel 1969 per la televisione americana Nbc - cè ora, dello stesso periodo, anche lesclusiva postuma del grande fotoreporter cinematografico Tazio Secchiaroli, esposta per la prima volta a Roma. Sono cinquanta fotografie in bianco purissimo e nero assoluto - nitide, precise, inequivocabili, ma in realtà piene di mistero - che incuriosiscono e fanno rivivere il tormentato provino realizzato il giorno in cui Fellini trasformò il suo storico alter-ego Marcello Mastroianni nel protagonista kafkiano - disperso dei dispersi come egli lo definì: uno strano violoncellista smarrito di fronte allidea della morte - del suo film più intimo e sofferto. Si tratta di uno dei reportage più fedeli e consapevoli del fulmineo rapinatore di immagini - colui che seppe trasferire il diritto di cronaca dalla strada al set cinematografico, percorrendo un ventennio di storia del cinema italiano a partire dai primi anni Sessanta, assieme a Fellini e moltissimi altri. La mostra «Tazio Secchiaroli: G. Mastorna, opera incompiuta» che rende un ulteriore omaggio alla memoria di uno dei più grandi talenti della fotografia, è a cura di Giuseppe Prode e David Secchiaroli ed è esposta nello spazio semicircolare di 300 metri quadri di Cinecittàdue Arte Contemporanea, a poca distanza da dove questo special fu realizzato. «Nelle splendide inquadrature scopriamo il regista che cerca un personaggio che forse non vuole trovare: gli cambia gli occhiali, i cappelli, il colore degli occhi, ma si sente unatmosfera di inquietudine e malcelata frustrazione» spiega il figlio del fotografo romano. Fellini non trova Mastorna e Mastroianni-Mastorna non si lascia trovare. Sono scatti che custodiscono la suggestione di quegli istanti e il segreto di questo film non fatto, intuito attraverso il dialogo fra i due che è stato trascritto a brani in catalogo, con unintroduzione di Vincenzo Mollica (Sellerio Editore). Per tutta la durata dellesposizione sarà proiettato anche un dvd prodotto nel 2003 che attraverso una serie di interviste e testimonianze a personaggi quali Tullio Kezich, Dino De Laurentiis, Giuseppe Rotunno e diversi altri, ricorderanno quello che è stato latto mancato - ma sempre presente nella produzione del regista, e per cui il produttore fece, nel 1966, un investimento di un miliardo e duecento milioni di lire trasformatosi poi in una esilarante querelle - de Il viaggio di G. Mastorna detto Fernet. «Non so far chiarezza sullo strano destino di questo film; forse non è nemmeno un film, ma un monito, uno stimolo, un racconto guida, forse ha la stessa funzione di quei battelli che conducono fuori dal porto i transatlantici; qualcosa, insomma, nato per non essere fatto, ma per permettermi di fare dellaltro», raccontava Fellini in unintervista del 1983.
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