Monaco - Il vecchio, caro, paralitico Milan è come la razza Piave di un’altra Italia: non tradisce mai nei giorni e nelle notti che contano. Superba la sua prova all’Alleanz Arena di Monaco: impiega un tempo per guadagnarsi il passaggio alla semifinale, infilzando i tedeschi allo spiedo di uno spettacolare uno-due, utilizza l’altro per difendere, con le unghie e coi denti, il doppio, meritatissimo vantaggio. Il Bayern, imbattuto nella Champions da una vita a casa sua, dal novembre del 2004, deve inchinarsi dinanzi ai guerrieri berlusconiani che recuperano antiche energie e impongono ai tedeschi l’amaro destino. Una lode anche ad Ancelotti, capace di scavare gli spazi utili al palleggio che diventa arma letale per i rossoneri. Peccato solo che nel contropiede Kakà si lasci prendere la mano da qualche tocco in più. Sarebbe stato il sigillo. Il ruggito del Milan in Baviera ci riavvicina a una squadra di grandi e tenaci combattenti. Possono farsi assalire dagli anni e dai ritardi ma quando c’è da andare al fronte e guardare in faccia i rivali, a un passo dall’eliminazione, tirano fuori il meglio. Perciò restano, tutti insieme, una generazione di fenomeni.
Per scaldare i motori e per disporsi meglio sull’erba di Monaco, il Milan impiega 15 minuti. Non gli risultano fatali solo perché Oddo è lesto nel togliere dalla porta la sponda di Lell, spuntato a sorpresa a sinistra (una spina nel fianco fino a quando Gattuso non gli prende misure) e perché subito dopo il mancino di casa centra la sagoma di Dida uscitogli incontro a chiudergli la visuale. Quando passa il peggio, Ancelotti e i suoi si attrezzano meglio. Seedorf, richiamato pubblicamente da Gattuso per le sue mollezze, è il primo a suonare la carica; Inzaghi, rimasto nel cono d’ombra di Van Buyten il secondo a resuscitare un po’ del vecchio Milan che sale in cattedra a metà della prima frazione. Il primo sigillo è un inno al recupero provvidenziale di Nesta, perfezionato da uno scambio tra Kakà e Seedorf su cui Inzaghi opera una manovra che disorienta metà difesa tedesca. A quel punto si apre un varco, sul limitar dell’area, che l’olandese volante trasforma in una scia luminosa con una sassata a pelo d’erba. Il Bayern, stordito, invece di recuperare il controllo del gioco, con Van Bommel, si lascia assalire dall’angoscia. E, cinque minuti più tardi, appena Jankulovski esce da un angolino per servire nel corto Gattuso e Seedorf, ecco il tacco sublime del numero 10 milanista liberare Inzaghi a cavallo del fuorigioco (più sì che no, un passo oltre anzi). SuperPippo prende la mira e trova la porta in una frazione di secondo col destro che è il suo piedino magico mentre lo stadio ammutolisce.
Hitzfeld cambia tutto nella ripresa: Bayern a tre punte, tre difensori dietro, Sali spedito in avanti, sul lato sinistro. La sfida si scalda appena Van Bommel prende le misure con una sequenza di tiri da media distanza e Sali, lo juventino, cerca di artigliare il ginocchio di Nesta rischiando grosso (solo giallo ma ci starebbe il rosso). Scintille in campo, entra anche Ancelotti per calmare i bollenti spiriti di Ambrosini. I rari contropiedi (uno di Kakà a metà frazione si conclude con un tiro moscio su Kahn) dettano la necessità di un primo cambio (Serginho invece dello spremuto Inzaghi) mentre le spallate dei tedeschi impongono ai vecchi granatieri della difesa, Nesta superbo, Maldini stoico, un controllo meticoloso di tutte le strade di accesso all’area di Dida. Inevitabile l’assedio, tentato con tutte le forze dal Bayern, con le buone e con le cattive in qualche passaggio, peraltro ben dominato dalla personalità dell’arbitro.
Resiste bene l’ultima trincea rossonera protetta anche dal suo portiere agile nell’opporsi alla stoccata di Santa Cruz. Sotto gli occhi di Ferguson, arrivato ieri sera in Germania, il maestro dell’United, il Milan sbanca Monaco e si presenta al cospetto del Manchester. Tra due settimane, appuntamento all’Old Trafford.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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