Seggi in parrocchia per le primarie dellUnione
26 Agosto 2005 - 00:00Contraria la sinistra radicale. La Cdl si appella ai parroci: «Non devono concedere i locali per la consultazione. E i vescovi diano disposizioni precise»
Emanuela Ronzitti
da Roma
Peppone bussa a casa di Don Camillo e si alza il polverone in casa dellUnione. Lidea è di estendere lallestimento dei seggi per le prossime elezioni primarie del centrosinistra in programma per il 16 ottobre, oltre che nelle sedi storiche (quelle dei circoli Arci, delle sezioni di partito e nelle circoscrizioni) anche in tutti i circoli parrocchiali della città di Ancona. A bussare sul portone dingresso delle parrocchie marchigiane è larea riformista del quartier generale romano che fa appello al «realismo» e sottolinea come il vero primo obiettivo sia «portare la gente a votare, coinvolgerla nella scelta del candidato premier cercando appunto di essere là dove la gente si ritrova». Ma la proposta sembra già aver lasciato i vari Don Camillo della zona molto perplessi, in gran parte orientati per il no.
Insomma, unelezione sotto linflusso celeste che potrebbe innalzare il candidato premier ad una rappresentanza materiale e spirituale allinterno della coalizione di centrosinistra. Se lidea piace molto alla Margherita di Rutelli e al Campanile di Mastella - entrambi attenti, soprattutto dopo lesito del referendum sulla procreazione assistita, al rafforzamento dei valori cattolici - nellala più radicale si serrano le file. Ancora una volta, in questa settimana di scossoni per lUnione, lala più a sinistra dellUnione (Prc, Comunisti italiani e Verdi) ha innalzato subito gli scudi. Dopo il no nei giorni scorsi di Rutelli allipotesi di un terzo polo, più moderato e cattolico, che aveva sedato in prima battuta le ire dei radicali, per poi riaccenderle con la proposta di «raccogliere» le idee su Mario Monti per affidargli un ruolo allinterno del futuro governo dellUnione. Ora altra carne si è aggiunta sul fuoco, anche se i rappresentanti locali di Rifondazione frenano e tentano di invertire la manovra lanciando limperativo «decideremo insieme». A tirare il freno a mano sulla proposta delle «primarie in parrocchia» il rappresentante della segreteria provinciale di Ancona Simone Massaccesi, convinto che «la partecipazione va bene ma va ricercata nel rispetto delle diverse culture politiche che formano la coalizione, senza sotterfugi e prevaricazioni». E mentre il centrosinistra locale si divide su due fronti sperando che il bandolo della matassa venga sciolto a livello nazionale, il centrodestra, per bocca del coordinatore regionale di An Carlo Ciccioli, rispedisce al mittente lidea di allestire i seggi a fianco delle chiese come «assolutamente disdicevole». «Una grave forzatura e una commistione assolutamente fuori luogo» ribadisce Ciccioli che, da cattolico, si domanda ancora «come si fa a creare nelle parrocchie un clima di politicizzazione e campagna elettorale del tutto estraneo alla religione e allo spirito?». Quello che si augura invece Maurizio Ronconi presidente della commissione Agricoltura del Senato è che «nessun parroco acconsenta allo svolgimento delle primarie del centrosinistra nei locali delle parrocchie». Secondo il senatore sarebbe «un atto assai grave perché determinerebbe sconcerto e disorientamento tra i cattolici che non possono essere mobilitati per il referendum e pochi mesi dopo invitati a scegliere i candidati della sinistra tra Bertinotti e un cattolico adulto».
Una scelta di questo tipo potrebbe avere «conseguenze assai spiacevoli ed è certo che i vescovi daranno disposizioni precise ed univoche affinché non si creino confusioni nelle parrocchie collaterali e vicine al mondo cattolico». Sullidea «deprecabile» di collocare i seggi nei circoli parrocchiali alza la voce anche il vice presidente del gruppo regionale di Fi delle Marche Giacomo Bugaro che auspica che «la Conferenza episcopale italiana intervenga per prendere le distanze dalliniziativa».
Anche allinterno della Margherita si fanno sentire le voci discordanti, tantè che anche la senatrice dl Marina Magistrelli ritiene che lidea sia «una vera sciocchezza, che se fosse vera sarebbe sbagliatissima», parola di cattolica e prodiana.
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