Omar Sherif H. Rida
«Uno, nessuno e centomila», proprio come il titolo del celebre romanzo del 1926 in cui Luigi Pirandello descrive lo sbriciolamento dellidentità umana: da univoca («uno») a molteplice («centomila») fino a sfociare nel nulla («nessuno»). Solo che a differenza della storia che stiamo per raccontare, Vitangelo Moscarda, il protagonista della vicenda pirandelliana, arriva a questamara conclusione (che lo porterà alla pazzia) interrogandosi davanti allo specchio circa il suo naso storto e al relativo soprannome, Gengé, affibbiatogli dalla moglie.
In questo caso invece i risvolti psicologici non centrano. Il personaggio della nostra storia, una giovane nomade, le sue cento identità preferiva crearsele da sé. Peccato che poi non finissero nei capitoli di qualche illustre letterato ma in un fascicolo di ben 13 pagine, fitto fitto di precedenti penali per furto e scasso, arricchito dalle procure di tutta Italia. A Ferragosto, ai carabinieri che lhanno arrestata mentre cercava di mettere a segno un furto in un appartamento di Nettuno, ha raccontato di avere 23 anni, di essere senza fissa dimora e di provenienza bosniaca: lennesimo «alias», utilizzato questa volta con i militari di Anzio, che lavevano sorpresa nella casa in largo Fratelli Rosselli dove si era intrufolata contando sullassenza dei proprietari (erano stati i vicini, insospettiti dai rumori, a chiamare il 112). In caserma ecco la sorpresa: controllando le impronte digitali della ragazza (ovviamente priva di documenti) i carabinieri scoprono che corrispondono ad almeno 100 nominativi diversi. Quelle «centomila» maschere che hanno consentito a Irina (e il nome non può che essere di fantasia), arrestata o fermata da Nord a Sud (da Cosenza a Roma fino a Castellammare di Stabia), di riuscire sempre a farla franca modificando ad arte una lettera del nome o del cognome oppure fornendo falsi dati su data e luogo di nascita.
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